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Un incontro a sorpresa con Kim. Trump spiazza tutti

Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ripartito dal G20 in direzione Corea del Sud, ha sparato il solito tweet bombastico e spiazzante offrendo al satrapo nordcoreano Kim Jong-un la possibilità di incontrarsi a cavallo della DMZ, la fascia demilitarizzata che segna il confine tra le due Coree. “Se il Chairman (come adesso, in fase negoziale, Trump chiama Kim, che una volta definiva “Little Rocket Man”) vede questo [tweet], mi piacerebbe incontrarlo […] anche solo per stringergli la mano e dirgli Hello!“.

IL NEGOZIATO È FERMO

Non è chiaro se sia possibile arrangiare il meeting, che richiede innanzitutto enorme organizzazione in termini di sicurezza e una preparazione protocollare non secondaria. Ma la proposta è tutta-Trump: vedersi senza preavviso dopo i vertici organizzatissimi di Singapore lo scorso anno e di febbraio ad Hanoi, per riprendere da dove si erano lasciati – in realtà malamente. Dopo il Vietnam i negoziati sono proceduti per canali meno ufficiali, ma non ci sono state evoluzioni. Anzi, la Corea del Nord ha effettuato due test missilistici, che Trump ha sminuito per non modificare il mood negoziale, ma che parti della sua amministrazione hanno indicato come violazioni alle risoluzioni Onu. Gli stessi (elementi tipo il capo del Consiglio di Sicurezza nazionale, John Bolton, o il direttore dell’intelligence militare, Robert Ashley) questa settimana hanno sottolineato in report ufficiali che la Corea del Nord ancora non ha dimostrato di voler avviare la denuclearizzazione.

Pyongyang ha alzato i toni, ha addirittura dato un ultimatum – fine anno – agli Stati Uniti per chiudere un accordo, altrimenti sarebbe saltato il tavolo. Il Nord vuole che Washington inizi a eliminare le sanzioni, gli Usa non vogliono fare passi in avanti prima dell’inizio effettivo (e comprovabile) della denuclearizzazione. Anzi, la scorsa settimana il Congresso ha votato in modo bipartisan per alzare altre misure, di carattere secondario, contro chi fa business con i nordcoreani. In mezzo s’è inserita la Cina, con il presidente Xi Jinping che ha visitato per la prima volta lo stato alleato, anticipando il meeting del G20 e la visita di Trump a Seul.

TRUMP CERCA L’EMPATIA OLTRE AL PROTOCOLLO

Ora però il presidente americano – che poche ore fa ha incontrato il cinese ha rilanciato i negoziati tra i due Paesi – rilancia, e offre a Kim la possibilità di un incontro che difficilmente il nordcoreano potrà rifiutare. “Un’idea molto interessante” è stata la risposta del ministero degli Esteri nordcoreano hanno affidato alla stampa, che ha però comunicato di non aver ancora ricevuto un invito formale. Trump spesso straccia le procedure del protocollo previste dal diplomatico, è un modo per entrare di forza nei dossier e per creare empatia diretta con i suoi interlocutori, oltre che dimostrarsi ai suoi elettori come un uomo del fare.

Nell’amministrazione Trump ci sono due approcci diversi alla questione: quello della Casa Bianca, la “summit-diplomacy”, la diplomazia creata dagli incontri diretti tra leader; quello del dipartimento di Stato (nelle persone del segretario Mike Pompeo e dell’inviato speciale Stephen Biegun) dove invece si preferirebbe una “process-diplomacy”, ossia relazioni create attraverso gli apparati intermedi, un processo più organizzato e senza colpi di scena. I funzionari americani hanno ammesso che dopo il summit andato male in Vietnam ci sono stati alcuni contatti, diretti e indiretti, tra le controparti, ma tutto è proceduto senza spinta. Ora Trump, con un incontro a sorpresa vorrebbe cercare di dare nuova spinta al processo.

L’INCONTRO  

L’incontro – che potrebbe avvenire domenica, quando Trump sarà sulla DMZ – sarebbe anche un successo per Moon Jae-in, il presidente sudcoreano padrone di casa. Moon è stato il motore della fase negoziale iniziata come promessa durante la vittoriosa campagna elettorale del 2017 e concretizzatasi, una volta al Palazzo Blu, con l’apertura in occasione delle Olimpiadi invernali di Pyeongchang e i vari incontri con Kim.

“Ci ho provato, non so nemmeno dove sia adesso [Kim]. Potrebbe anche non essere in Corea del Nord”, ha detto l’americano commentando il suo tweet dopo la colazione avuta al G20 con l’erede al trono saudita. “È bello andare d’accordo”, ha aggiunto, “perché francamente se non fossi diventato presidente, saremmo proprio adesso in guerra con la Corea del Nord. Avreste una guerra, adesso, con la Corea del Nord. E a proposito, questa è una certezza. Non è come, dire forse” (da ricordare che la fase più critica e guerresca degli ultimi anni con Pyongyang è stata quella del 2017, anno in cui Trump ha stressato il dossier minacciando un attacco militare prima di aprire il tavolo negoziale).

 

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