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Draghi, Moody’s, Europa. Il governo è sordo ma ne pagheremo il prezzo

Gli allarmi si moltiplicano. Moody’s ha messo in campo anche il declassamento annunciato, che, più o meno, significa: non costringeteci a farlo. Si rendono tutti conto di quanto sarebbe maledettamente complicato tirare fuori dal burrone una macchina industriale potente come quella italiana, sbilanciata da un debito patologico. Vorrebbero tutti che non ci finisse. Salvo il fatto che il pilota continua a dire: staccate gli allarmi, altrimenti mi butto.

La politica italiana vive in un mondo stregato. Troppi sono convinti che la realtà dovrà fare i conti con la politica e con i partiti, laddove dovrebbero essere loro a fare i conti con la realtà. Parlano di “democrazia” come se si potesse votare contro la forza di gravità e dileggiano gli avvisi di pericolo allo sporgersi troppo come fossero impedimenti a spiccare il volo. Un delirio di onnipotenza politica accompagnato da un deliquio pauperista, talché uno va dicendo che deve dare da mangiare a sessanta milioni di italiani affamati. In che mondo vive? Di che Italia parla? E, comunque, a parte i suoi congiunti, nessuno ha mai mangiato nulla grazie a lui. Nessuno. Mai.

Riassumendo: da ultima la pantomima della lettera rubata ha stracciato il velo dell’ipocrisia e imposto alla Commissione europea di ipotizzare una procedura d’infrazione; la si può evitare affermando esplicitamente di volere fare cose che, magari, poi non si fanno proprio tutte; da noi si risponde ribaltando la realtà e pretendendo che credano si farà quel che affermiamo sottobanco e sottovoce, salvo rivendicare il diritto di urlare ai quattro venti l’esatto contrario; il tutto per compiacere un elettorato cui lustri di minchionerie hanno indotto a credere che il problema non sono gli zuccheri in eccesso nel corpo del diabetico, ma il dietologo che si ostina a non offrire egli stesso cassata per i pazienti.

Moody’s l’ha detto: così vi declassiamo. Non ci lasciate alternativa come non l’avete lasciata alla Commissione. Draghi lo ha detto: serve un piano serio e certo di graduale riduzione del debito, nel mentre è meglio non dire cretinate autolesioniste come quelle sui mini bot (votati all’unanimità da un gruppo di soggetti che vuole usare l’Italia per far saltare l’euro e un altro gruppo di presunti oppositori). Li snobbiamo con sovrano disprezzo? Sicuro, salvo che poi i titoli italiani aumentano di costo o non si piazzano, il che porta il torpedone verso il baratro, con i passeggeri che cantano.

Rimediare si può. Si può diminuire la pressione fiscale. Ma non lo si può fare mentre si paga chi non lavora e chi vuole smettere di lavorare. Si tratta di una ricetta tanto ottusa da risultare sulle prime non comprensibile. Dai e ridai, però, oramai s’è capito: questi o credono veramente in quel che dicono oppure non credono siano reali le conseguenze cui quella roba porta. Gli altri guardano, avvisano, poi lasciano che sia la realtà a non ammettere repliche. Purtroppo pagheremo noi.

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