Un matrimonio, quello tra Royal Dutch Shell e Gazprom Neft, che nella penisola di Yamal ha un alto valore simbolico ed economico: perché si celebra nella regione che rappresenta un uovo di Colombo nel nuovo quadrante energetico dall’elevato impatto per lo sviluppo artico su cui Mosca punta tantissimo. L’accordo è stato siglato a margine del Forum economico internazionale di San Pietroburgo, uno degli eventi chiave per gli investitori occidentali.
IL PROGETTO
Perché Yamal? Il progetto prevede anche la costruzione di un porto e di un aeroporto e sono anche state commissionate 14 navi rompighiaccio. È il trampolino per lo sviluppo artico su cui Mosca sta investendo. Materialmente la joint venture sarà operativa dal prossimo novembre in attesa di tutte le necessarie autorizzazioni (comprese le condizioni legali, come recita una nota di Gazprom Neft). Le riserve totali in vigore nei campi ammonteranno a circa 1,1 miliardi di tonnellate di petrolio.
“Come parte di questo nuovo accordo – ha precisato Alexander Dyukov, presidente del consiglio di amministrazione di Gazprom Neft – saremo in grado di rivelare tutto il potenziale di quello che è un importante cluster di idrocarburi a Yamal, in modo efficiente ed efficiente. Investigheremo ulteriori opportunità per l’implementazione di progetti con Shell in futuro, compresi progetti al di fuori della Russia”. L’accordo riguarda la partecipazione in Meretoyakhaneftegaz e la costituzione di una joint venture: l’accordo sarà completato entro il 2020. Secondo l’amministratore delegato di Shell, Ben van Beurden “questa è un’altra pietra miliare nella nostra partnership con Gazprom Neft, nel corso degli anni abbiamo costruito una relazione fidata e fruttuosa”.
PERCHÉ YAMAL
Yamal è stato scoperto nel 1962 e detiene in pancia risorse iniziali da 438 milioni di tonnellate di petrolio (3,2 miliardi di barili) e da 186 miliardi di metri cubi di gas, ma paradossalmente non è un giacimento primario perché il suo picco di produzione da 2 milioni di tonnellate all’anno, rappresenta solo il 3% della produzione attuale di petrolio di Gazprom Neft. Ma è il corridoio approntato con Shell che cambierà le carte in tavola della geografia energetica: significa che Shell decide di fare nuovi investimenti in Russia, nonostante sia stata sottoposta alla mannaia delle sanzioni occidentali per la crisi ucraina. In quell’occasione infatti Shell aveva sospeso alcuni progetti comuni con Mosca, dal momento che Gazprom Neft era stata limitata nella sua capacità di realizzare partnership con soggetti esteri dalle sanzioni settoriali del governo statunitense. Non va dimenticato che le major petrolifere occidentali, tra cui il gigante statunitense ExxonMobil, da tempo stavano pianificando nuovi progetti in Russia prima delle sanzioni, facendo leva sulle risorse energetiche vaste e relativamente economiche del Paese.
SALYM
Shell e Gazprom Neft condividono già esperienze comuni di lavoro. È il caso di Salym Petroleum Development, nella Siberia occidentale, che produce 120.000 barili di petrolio al giorno. Lì vi sono blocchi significativi come Zapadno-Salymskoye, Verkhnesalymskoye e Vadelipskoye. L’uso di tecnologie altamente moderne ha permesso di ottenere buoni risultati grazie all’Enhanced Oil Recovery oltre a operazioni di allagamento con soluzioni di tensioattivo, soda e polimero. Una trasformazione dei mezzi dunque che ha consentito di aumentare del 69 percento il fattore di recupero del petrolio, così come già effettuato in Canada, Usa e Cina.
NUOVA TECNOLOGIA
Il primo test risale allo scorso ottobre, quando Salym Petroleum Development Nv (Spd), in collaborazione con il Gazpromneft Science & Technology Center e gli specialisti tecnici Shell, hanno varato il metodo con la tecnologia Asp all’interno di in una sezione esaurita del giacimento petrolifero di West Salym nell’Okrug autonomo di Khanty-Mansiysk. Lo sviluppo del progetto pilota è iniziato nel 2009 a Salym ma solo da pochi mesi è stato possibile ottenere un risultato fortemente migliorativo, che tra l’altro dimostra l’alto potenziale di applicazione della tecnologia di inondazione chimica nella Siberia occidentale. Al momento le opportunità per un’ulteriore diffusione della tecnologia su larga scala sono limitate dal modello fiscale esistente nell’industria petrolifera russa, in considerazione del fatto che il costo della tecnologia e le detrazioni fiscali rendono tali progetti non redditizi. Ma per ovviare a questo scenario Gazprom Neft e Shell stanno ipotizzando incentivi economici ad hoc già sottoposti al ministero russo dell’Energia.
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