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Trump a Londra: hard su Brexit, bombe a Corbyn, consigli al prossimo premier

La visita di Stato nel Regno Unito di Donald Trump è stata anticipata nel classico modo bombastico del presidente Usa: un’intervista esplosiva concessa al Sun in cui ha attaccato la premier dimissionaria Theresa May per non aver seguito i consigli che le aveva dato, attraverso i quali avrebbe potuto sfruttare la Brexit a proprio vantaggio. Non ha negoziato bene, dice l’autore di “The Art of the Deal”, il libro in cui il Trump imprenditore spiegava i segreti del successo ottenuto attraverso le trattative portate avanti per chiudere i suoi affari: è un testo fondamentale per comprendere l’incedere della sua presidenza, perché il Prez ha coperto col suo personale mood affaristico anche diversi dossier di politica internazionale e interna.

AMBIENTE FAVOREVOLE

Il tabloid britannico è un luogo confortevole da cui diffondere le proprie visioni: è di proprietà di Rupert Murdoch, il magnate di Fox News (e del Wall Street Journal) che all’inizio della storia-Trump era in cagnesco con l’attuale presidente – e infatti Trump derubricò i virgolettati riportati nella sua prima intervista col Sun come “fake news” – ma che adesso ha ricostruito un rapporti ottimo tra leader della Business New York. Fox è la rete più magnanima con la presidenza, quella da cui Trump riceve il flusso informativo – filtrato dalle visioni conservatrici del canale e dei suoi anchor e commentatori – su cui costruisce il suo pensiero. Tra quei commentatori di Fox News alcuni hanno fatto strada all’interno dell’amministrazione: tra loro c’è John Bolton. Un tempo ospite assiduo di “Fox & Friends” (approfondimento giornalistico di cui Trump difficilmente perde una diretta) ora è il falco che guida il Consiglio per la Sicurezza nazionale, protagonista tra oggi e ieri di un altro paio di interviste che hanno fatto da aperitivo alla visita inglese.

DOSSIER IRAN COME TEST

Bolton ha parlato di diversi dossier, ma su tutti l’Iran. Il consigliere è appena stato negli Emirati Arabi, Paese dove l’erede al trono Mohammed bin Zayed è la vera testa e il motore continuo dell’assertività contro Teheran di cui Riad s’è fatta titolare. È anche sulla base di queste alleanze che gli Stati Uniti hanno deciso di rafforzare la propria presenza in Medio Oriente, citando nelle scorse settimane informazioni di intelligence sull’aumento della minaccia da parte dei proxy iraniani nella regione. Bolton è la componente più aggressiva all’interno dell’amministrazione Trump contro la Repubblica islamica, e sfrutta la visita a Londra per sottolineare come gli inglesi – cofirmatari del deal con cui nel 2015 è stato congelato il programma nucleare iraniano – devono tenere alta la guardia. Il governo inglese ha inizialmente reagito con cautela, chiedendo la massima attenzione nell’evitare escalation, ma poi ha accettato le informazioni dei servizi segreti americani (evidentemente condivise almeno in parte) sulla possibilità che gli iraniani stessero pensando a un qualche attacco contro gli interessi statunitensi e degli alleati nel Golfo.

GLI SPAZI INGLESI IN CUI ENTRANO GLI USA

Ci sono due spazi che Bolton e Trump intendono sfruttare per portare Downing Street in allineamento agli Usa sul dossier Iran, che in questo momento fa da cartina di tornasole per una serie di argomenti indipendenti, e per questo val la pena comprenderne le dinamiche perché sono sovrapponibili su altri campi. Primo, l’Iran è parte di quei paesi europei che sta cercando di mantener vivo l’accordo anche dopo l’uscita americana, mentre Washington vorrebbe sempre che gli alleati si allineassero, in questo caso nella postura aggressiva contro Teheran. Ora c’è la possibilità di usare la Brexit come termine di distanza e convincere Londra a dissociarsi. Secondo il Five Eyes, l’alleanza di intelligence più potente del mondo, di cui Stati Uniti e Inghilterra sono i titolari e che gli Usa utilizzano – dando molto di più di ciò che ricevono – anche per veicolare posizioni politiche. Il dossier-Iran è interessante perché avere un governo inglese allineato su questo come su altri argomenti è quel che ha apertamente chiesto Trump nell’intervista col Sun.

LA BREXIT E IL PROSSIMO LEADER

Il presidente vede nella Brexit un grande potenziale dal valore di interesse nazionale (lo ha spiegato anche Bolton sul Telegraph: quando saranno fuori, le loro alleanze internazionali saranno rinforzate) e per questo ha fatto capire che per lui la prossima leadership inglese dovrà essere identitaria del rapporto transatlantico tra i due Paesi, quelli della Special Relationship Churchill-Roosevelt, e smarcarsi dall’Europa. In una mossa che ha rotto le regole del galateo diplomatico (tipico di Trump) il presidente americano ha dichiarato al Sun di sostenere l’ex ministro degli Esteri Boris Johnson, leader Brexiteer, nel tentativo di conquistare il posto di May nell’imminente caucus conservatore. Poi ha accusato là premier — che ha rimandato le dimissioni al 7 giugno proprio per accogliere Trump — di “permettere all’Unione europea di avere tutte le carte in mano” durante i negoziati di uscita. Già ieri, sul Sunday Times era uscita un’altra intervista in cui Trump invitava il successore di May a seguire una linea più dura – l’artista del deal proponeva al futuro premier inglese di rifiutarsi di pagare l’uscita all’Ue e addirittura di citare in giudizio Bruxelles per far leva sui negoziati – e invitava Londra a includere nel processo decisionale Nigel Farage, ex leader dello Ukip e ora capo del neonato Partito della Brexit. Una volta fuori, dice Trump, faremo un accordo commerciale: richiamo esplicito a quello che stanno cercando Usa e Ue, un deal commerciale. L’americano non tollera il multilateralismo rappresentato dall’Unione europea e per questo cerca di annacquarne il processo di integrazione.

LA BOMBA SU CORBYN

Altro messaggio al futuro premier sull’allineamento con gli Usa: sarà fondamentale, come detto, e infatti ha minacciato di escludere il Regno Unito dalla condivisione di intelligence se Londra non deciderà di tagliare fuori la cinese Huawei dai propri progetti sul 5G (cosa su cui gli inglesi stanno ragionando da tempo, troppo per Trump, anche perché mandano segnali non molto convinti). Altra nota politica per Londra: Trump ha detto che se due anni fa avesse vinto le elezioni Jeremy Corbyn, il leader laburista molto di sinistra e criticato per le sue posizioni pro-Palestina (o meglio, tiepide con Hamas) e i suoi contatti con i filo-iraniani di Hezbollah, avrebbe voluto e dovuto conoscerlo meglio prima di decidere se continuare a condividere informazioni di intelligence con lui. Un’altra bomba, che caoticizza ulteriormente la delicatissima situazione politica interna nel Regno Unito, senza un governo e senza una Brexit, ma con un Trump alla porta.


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