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Nord Stream 2, la clava delle sanzioni Usa sul gasdotto russo

Il Nord Stream 2 come Iran e Turchia? La clava delle sanzioni è stata sollevata dalla Casa Bianca sul progetto russo-tedesco del gasdotto, come detto da Donald Trump (“Stiamo proteggendo la Germania dalla Russia”), accanto all’ennesimo richiamo a Berlino sulla sua dipendenza dal gas di Mosca. Nel mezzo i riverberi sulle aziende coinvolte che potrebbero innescare un effetto a catena e i passi russi nel gigantesco campo Bovanenkovo, sulla penisola di Yamal.

QUI WASHINGTON

Il nuovo gasdotto sarà lungo 1.200 chilometri, attraversando zone economiche e acque territoriali di cinque paesi, ovvero Russia, Finlandia, Svezia, Danimarca e Germania. Con una capacità di 55 miliardi di metri cubi di gas all’anno, sarà ultimato entro la fine dell’anno. Le parole di Trump “seguono” i numerosi indizi fatti recapitare negli ultimi mesi a Berlino. Tra tutti spicca quello lanciato da Kiev due settimane fa dal segretario per l’Energia Rick Perry sulla possibilità di varare un disegno di legge che decide restrizioni gravose alle società coinvolte nel progetto (legge nel frattempo presentata dal senatore repubblicano Ted Cruz, del Texas).

Perry lo aveva definito “non troppo lontano”. È evidente che una mossa del genere come primo effetto potrebbe increspare le relazioni con i paesi di provenienza dei players coinvolti, ovvero Germania, Austria e Francia che con Uniper, BASF, Shell, Engie partecipano al Nord Stream 2 per il 50% con un investimento da 9,5 miliardi, mentre l’altra metà è di Gazprom.

PERRY

Recentemente Perry ha visitato l’Europa per promuovere le esportazioni statunitensi di gas naturale e supportala nel diversificare le sue fonti di gas naturale oltre la Russia. Ma le compagnie tedesche sostengono Nord Stream 2 perché la più grande economia europea ha bisogno di forniture di gas costanti, poiché cerca di liberarsi dal carbone e dall’energia nucleare. Per cui si potrebbe aprire una falla non tanto in Gazprom, ma negli altri.

Il braccio operativo delle sanzioni potrebbe essere individuato nel Caatsa dell’American Sanctions Act del 2017, un protocollo ad hoc che prevede la possibilità di utilizzare restrizioni unilaterali.

QUI MOSCA

La replica di Mosca è nella posizione espressa dal vice segretario del Consiglio di sicurezza russo, Alexander Venediktov, secondo cui il gasdotto è pienamente conforme alle leggi marittime e ambientali internazionali oltre al cosiddetto Terzo pacchetto energetico. Dalle colonne della Rossiiskaya Gazeta ha precisato che la dichiarazione del segretario degli Stati Uniti non è la prima “di una serie di iniziative contro il nostro progetto, ma non ci sono assolutamente motivi legali per sospendere o fermare il progetto: gli oppositori del progetto ne sono pienamente consapevoli e ricorrono a strumenti al di fuori del quadro legale, utilizzano strumenti illegali che non sono semplicemente orientati contro il gasdotto russo ma minacciano anche l’economia globale”.

BASF

A giocare un ruolo saranno anche gli altri players coinvolti nel progetto, come la Basf il cui Ceo Martin Brudermueller si sta spendendo in prima persona per difendere il Nord Stream 2. Sebbene comprenda il desiderio degli americani di vendere più gas naturale liquefatto, ha pubblicamente osservato che è più costoso rispetto a quello russo, definendo poco chiara la partita delle sanzioni anche perché, ha precisato, il progetto che coinvolge Basf è stato avviato prima ancora che fossero discusse le misure. “Noi europei dovremmo smettere di tollerare che gli americani decidano un simile progetto. Contiamo che alla fine vinca il buonsenso”.

SCENARI

Un risiko, di fatto, quello del dossier energetico nel vecchio continente, con una serie di cambi di passo e relative contromosse. Come quelle andate in scena sull’asse Washington-Varsavia su cui si registra la novità della firma da parte della compagnia petrolifera e del gas polacco (PGNiG) di un accordo per l’acquisto di 1,5 milioni di tonnellate di GNL all’anno dalla società statunitense Venture Global LNG a partire dal 2023, portando i suoi acquisti totali pianificati dalla società a 3,5 milioni tonnellate all’anno. Trump e il Dipartimento dell’Energia hanno dichiarato che le vendite delineate nel contratto valgono circa 8 miliardi di dollari. La Polonia, che riceve l’80% del suo gas dalla Russia, concluderà il suo accordo con Gazprom nel 2022. Mosca replica con il mega progetto di Gazprom nel gigantesco campo di Bovanenkovo, sulla penisola di Yamal.

Twitter@FDepalo

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