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5G e Golden power? Andiamo avanti senza titubanze. Parla Capitanio (Lega)

Dopo il Tav è arrivato il momento di sbloccare pure l’alta velocità digitale“. Il deputato leghista Massimiliano Capitanio non ha dubbi: una delle priorità fondamentali del nostro Paese è rilanciare le infrastrutture, materiali o immateriali che siano. Un obiettivo da centrare a tutti i costi per raggiungere il quale la maggioranza deve lavorare compatta, senza prestare troppo il fianco alle polemiche e ai mal di pancia interni: “Questo governo è nato con l’obiettivo preciso di passare dalle parole ai fatti. Se facciamo quello che ci chiedono i cittadini italiani, si va avanti. Al contrario, se dovessimo trovarci di fronte a un freno che blocca l’azione politica, non avrebbe più senso continuare“. Un impegno che comprende pure i temi del digitale e delle comunicazioni a proposito dei quali nei giorni scorsi lo stesso Capitanio – insieme agli altri deputati leghisti Alessandro Morelli (qui una sua recente conversazione con Formiche.net) e Igor Iezzi – ha presentato un articolato pacchetto di proposte legislative.

In questo senso la prima misura che puntate a introdurre riguarda la cosiddetta identità digitale. Perché?

Perché non siamo ancora un Paese digitale ma dobbiamo assolutamente diventarlo. Basta pensare che lo Spid è fermo a quota 4 milioni mentre l’Italia è ventiquattresima in Europa nell’indice Desi. Per questo riteniamo che sia necessario inserire all’articolo 22 della Costituzione il concetto d’identità digitale.

Pensa che su questo punto riuscirete a ottenere il consenso delle altre forze parlamentari? Per le riforme costituzionali i quorum, come noto, sono più alti..

Non credo ci siano dubbi. Si tratta di una proposta di legge che consta di un solo articolo con l’obiettivo di introdurre un concetto basilare già riconosciuto dai trattati internazionali e a livello europeo. In questo modo riusciremo a colmare un ritardo e faremo funzionare meglio le misure già varate per l’educazione alla cittadinanza digitale ma anche per il contrasto a una serie di reati come il revenge porno, lo stalking e il cyber bullismo. Dobbiamo spiegare alle persone che, oltre a essere cittadini in carne ossa, oggi hanno inevitabilmente pure un’identità digitale.

Per la digitalizzazione del Paese qual è la prima cosa che occorre fare a suo avviso?

Bisogna mettere più risorse. Mercoledì abbiamo brindato tutti allo sblocco di circa 50 miliardi di euro da parte del Cipe per la realizzazione di infrastrutture autostradali e ferroviarie. Parallelamente con il pacchetto di misure per l’Italia digitale che abbiamo presentato come Lega cerchiamo di sbloccare un miliardo e 300 milioni per l’utilizzo e il consumo di banda ultralarga. E’ ovvio che la proporzione dà il senso di un Paese che giustamente insiste sulle infrastrutture fisiche ma che deve sempre di più pensare pure a quelle digitali. C’è però un aspetto forse ancor più importante da considerare.

Quale?

Finché non creiamo le basi per la creazione di una diffusa cultura digitale la situazione non cambierà. Ci sono intere generazioni che non sanno neppure navigare in Internet. Dobbiamo formare gli italiani e in molti casi occorre partire dalle basi.

Le proposte che avete avanzato toccano pure il tema fondamentale della rete 5G. In questo senso qual è la priorità a suo avviso?

Dobbiamo mettere fine al pericolo che vedo più consistente oggi: e cioè che si crei un’onda di fake news sui pericoli e gli effetti negativi del 5G sulla salute. Non esiste alcun allarme. Il 5G non solo ha gli stessi standard del 4G ma forse addirittura è più sicuro. Per questo nella legge vogliamo aprire un dibattito anche sull’eventuale revisione dei limiti elettomagnetici che in Italia sono dieci volte più bassi della media europea.

A proposito di 5G, qual è l’impegno della Lega sul decreto Golden power di cui ha parlato anche ieri il vicepremier Matteo Salvini? Che tempi prevede?

Sulla politica dei power andiamo avanti senza titubanze. Sicuramente è un percorso nuovo che richiede approfondimenti ed è quello che è stato fatto in questi giorni per poter analizzare anche le osservazioni che ci arrivano dal mondo delle telecomunicazioni perché vogliamo procedere in sintonia senza ostacolare lo sviluppo. Sicurezza nazionale e innovazione possono sicuramente procedere speditamente e di pari passo. Le perplessità su alcune vulnerabilità espresse dall’Italia non si discostano minimamente da quanto sta avvenendo nel resto d’Europa o negli Stati Uniti.

Sul cloud cosa proponete invece?

Vogliamo aprire un confronto con gli operatori e, durante il percorso legislativo, con le forze di maggioranza e di minoranza per porre al centro del dibattito un concetto che ancora mancava nell’agenda politica del Paese: la creazione di un sistema a rete di archiviazione e protezione dei dati che possiamo chiamare Cloud nazionale. Serve dare un’impronta nazionale di modernità ed efficienza come ha fatto, ad esempio, la Gran Bretagna. L’Italia deve dotarsi di un sistema più sicuro e omogeno di cloud.  Ciò ovviamente non precluderà il dialogo e la collaborazione con il settore privato per la realizzazione della migliore infrastruttura possibile.

A proposito di infrastrutture, questa è la settimana del sì al Tav dopo l’infinito tira e molla degli ultimi mesi. Avete temuto che alla fine l’opera potesse saltare?

Per noi non è mai stata in discussione. Come sia uscita quell’analisi costi-benefici un po’ surreale nelle conclusioni lo abbiamo visto tutti ma non è mai troppo tardi per cambiare idea. Era scontato che si ultimasse l’opera, questo è un Paese che ha bisogno di infrastrutture.

Però il Tav sta causando forti tensioni all’interno dei vostri alleati di governo del Movimento 5 stelle. E’ preoccupato che questo malumore possa in qualche modo impattare sul governo?

Abbiamo l’opportunità di dare ancora un contributo importante al Paese. E molte cose importanti le abbiamo già fatte: penso a quota 100, ai decreti sulla sicurezza, alla legittima difesa, all’educazione civica nelle scuole, allo sblocco dei fondi per autostrade e ferrovie. Questo è ciò che stiamo facendo, a prescindere dalle quasi normali e fisiologiche turbolenze a livello politico. Se nonostante queste polemiche continuiamo a lavorare, si può andare avanti. D’altra parte anche noi abbiamo dovuto digerire misure che non erano scritte propriamente nel nostro Dna, anche se abbiamo contribuito a renderle più sostenibili, come il decreto Dignità o il reddito di cittadinanza. E questo ovviamente ha causato malumori nel nostro mondo. Tutti i giorni dobbiamo confrontarci con la Lombardia, con il Veneto ma anche con l’Emilia Romagna governata dal Pd che ci sollecitano a non perdere ulteriore tempo sull’autonomia.

Qualche malumore è inevitabile?

Tutti quando governano devono fare sintesi e mettere in conto possibili mal di pancia. Anche se è ovvio che il Movimento 5 stelle si deve confrontare con alcune idee programmatiche che erano più nell’alveo della ideologia che non della fattibilità concreta.

Vuole dire che il governo impone per sua natura un’assunzione di responsabilità?

Quando viaggio da Milano a Roma non passa giorno in cui non trovi rappresentanti del movimento 5 stelle sul Frecciarossa. Non li vedo viaggiare sui treni regionali, in auto o in barca.

Il governo dunque andrà avanti, giusto?

Questo governo è nato con l’obiettivo preciso di passare dalle parole ai fatti. Se facciamo quello che ci chiedono i cittadini italiani, si va avanti. Al contrario, se dovessimo trovarci di fronte a un freno che blocca l’azione politica, non avrebbe più senso continuare. Ricordo ai fan della corsa alle urne che non esiste l’equazione fine del governo nuove elezioni. L’epoca dei commissariamenti con l’imposizione di governi tecnici risale meno di 10 anni fa. Penso che questo rischio sia ancora molto forte. Per questo sarebbe di buon senso continuare a lavorare per il bene degli italiani.

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