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Vi spiego perché la Tav non ucciderà il M5S. Parla Carelli

Il sapore della sconfitta c’è, e si sente. Ma perché buttare a mare dieci anni di storia politica in un colpo solo. Il sì alla Tav del premier Giuseppe Conte fa male, brucia come non mai nella carne del Movimento Cinque Stelle. Attenzione però a non cedere alla rabbia, dichiarando conclusa un’esperienza politica e magari anche di governo. Si può prendere un gancio forte dritto sul volto, barcollare, magari andare a tappeto. Ma poi rialzarsi. Ed è proprio quello che dovrebbero fare i Cinque Stelle partito di governo secondo il deputato pentastellato Emilio Carelli. Sarebbe facile, troppo, trasformare la sconfitta sulla Tav in una specie di notte dei lunghi coltelli a Cinque Stelle. Niente resa dei conti, recuperare in fretta i sensi e andare avanti. E se qualche ministro vorrà dimettersi (Toninelli?), pazienza.

LA TAV NON HA UCCISO IL M5S

Carelli fa una specie di operazione verità, che in questi casi è quasi d’obbligo per una formazione politica che tenga prima di tutto alla sua dignità. “Ho l’impressione che la questione Tav sia stata abbondantemente sopravalutata, eletta a un simbolo che forse non le apparteneva fino in fondo. Se proprio le si doveva dare un simbolo, quello era di un’opera inutile, simbolo di tutte le opere inutili sparse in Italia. Invece la si è investita di un’importanza esagerata”, spiega Carelli. “Per questo credo che l’errore peggiore che possa fare oggi il Movimento è di drammatizzare e stracciarsi le vesti. No, la Tav non è la fine di questa esperienza. E non è il vero problema dell’Italia. Abbiamo ancora molto da fare, c’è il lavoro, i giovani, un Paese da rilanciare, a questo dobbiamo pensare e non focalizzarci solo su questa sconfitta. Quello sì che sarebbe un errore madornale”.

LA SCELTA DI CONTE (E QUELLA DI TONINELLI)

L’esponente grillino sa bene che la battaglia sulla Torino-Lione è perduta e non c’è difficoltà nell’ammettere la sconfitta. “Voglio essere chiaro, questa è una sconfitta ma non è una resa. In politica solo gli stupidi non cambiano idea e fatemelo dire, in politica ci sono le vittorie e le sconfitte. Se Conte che è il mio premier ha detto di fare la Tav allora facciamola, anche se non serve. Io dico che se devo fidarmi di questo premier allora mi voglio fidare e pazienza se l’opera si farà, che dobbiamo fare d’altronde, annullarci per questo e rinunciare a tutto il buono che possiamo fare?”

Carelli si sofferma anche su un’altra questione molto delicata per il Movimento e per gli equilibri interni del governo. Le possibili dimissioni del ministro dei Trasporti, Danilo Toninelli, primo fautore di un blocco della Tav e promotore di quel pool di esperti che mediante un’analisi costi-benefici ha tentato di dimostrare che l’opera costa più di quel che rende. E per questo, nelle ultime settimane, finito ai ferri corti con il vicepremier e azionista di governo Matteo Salvini. “Lascio a lui la scelta, trovo sbagliato legare il destino di un ministro a un’opera pubblica. Se lui si sente sconfessato allora si dimetta, altrimenti no e se ne resti dove sta, punto”.

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