Il vicepremier Salvini torna a prendere in mano uno dei principali dossier di politica estera italiana, la Libia, e marca la posizione di Roma in parziale contraddizione con il premier Conte. L’Italia sta con il governo di Tripoli: linea tracciata in modo netto, contro le aggressioni delle “truppe ribelli”.
Questa mattina c’è stata una telefonata operativa tra il ministro dell’Interno italiano, Matteo Salvini, e il suo omologo in Libia, Fathi Bashagha, uomo forte di Misurata – centro di difesa politica e militare del Governo di accordo nazionale promosso dalle Nazioni Unite e guidato da Fayez Serraj. Al centro del colloquio la situazione a Tripoli, dove è in corso da quasi quattro mesi un’aggressione infruttuosa da parte del signore della guerra dell’Est libico, Khalifa Haftar, che dalla Cirenaica ha lanciato le sue milizie sulla Tripolitania nel tentativo di fare scacco sulla capitale e prendere il completo controllo del Paese.
In particolare, dice la nota del Viminale, i due ministri hanno parlato delle “condizioni della popolazione civile e la questione relativa al controllo dell’immigrazione”. Salvini ha confermato sostegno e collaborazione da parte del governo italiano, e ha auspicato un rapido ritorno alla stabilità.
Il vicepremier leghista ha dichiarato: “Inaccettabili gli attacchi delle truppe ribelli agli obiettivi civili (ospedali e aeroporti), inaccettabile il silenzio di gran parte degli organismi internazionali a fronte di queste aggressioni. Chi alimenta la guerra in Libia, odia l’Italia e l’Europa e mette a rischio la sicurezza nell’intero continente”.
Analizzando le parole usate da Salvini si distingue una linea piuttosto diversa da quella tenuta dal presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, che la scorsa settimana parlava di Haftar come di un “interlocutore” con cui dialogare per risolvere la crisi. Pochi giorni dopo, il capo militare della Cirenaica ha bombardato l’accademia dell’aviazione a Misurata, estendendo il conflitto anche oltre Tripoli; mentre nei giorni precedenti aveva colpito un centro di primo soccorso e l’aeroporto Mitiga di Tripoli. Azioni che il leghista definisce “inaccettabili” denunciando il sostanziale “silenzio” con cui passano tra la Comunità internazionale davanti alle aggressioni di quelle che chiama “truppe ribelli”.
Salvini ha già avuto incontri con i vertici del governo di Tripoli. Il primo luglio ha ricevuto Serraj in prefettura a Milano, in un faccia a faccia riservato e lontano dai riflettori; mentre a fine aprile ha avuto un’altra conversazione con il vicepremier libico, il misuratino Ahmed Maitig. In entrambe le circostanze ha confermato la vicinanza italiana al Gna onusiano, un ruolo giocato direttamente di sponda con Misurata, dove l’Italia è presente con un ospedale da campo che coinvolge un totale di circa trecento elementi di personale militare. Salvini ha anche condannato apertamente l’attacco con cui bombardieri di Haftar hanno colpito un centro per migranti a sud di Tripoli a inizio luglio – “un atto criminale” lo ha definito, incolpando l’autoproclamato Feldmaresciallo.
Nei giorni scorsi la propaganda haftariana ha fatto circolare diverse informazioni alterate sull’Italia e sul ruolo italiano nei combattimenti attivi a Tripoli. Ufficialmente Roma non ha autorizzato operazioni militari in Libia se non quella per la sicurezza dell’ospedale a Misurata.