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Gli occhi dei media Usa sul Russiagate di Salvini

Il giornalista che coordina l’ufficio di Roma del New York Times racconta il Salvini-Russiagate partendo dalla cronaca, ossia quella che inizia dall’inchiesta scritta a febbraio da due giornalisti dell’Espresso che avevano parlato della riunione al Metropol di Mosca in cui si discuteva di come fantomatici russi avrebbero potuto finanziare la Lega di Matteo Salvini, per arrivare all’analisi.

Non sfugge a Jason Horowitz, la firma romana del Nyt, il cuore della questione: ossia l’aspetto politico – problema, per chi ritiene che esporsi così tanto davanti a Paesi che sono tecnicamente rivali dell’Unione europea possa indebolire Roma. Tant’è che è messo subito in chiaro un parallelo (d’altronde logico) con quanto successo a maggio in Austria, quando il governo è caduto dopo che un video ha rivelato che il leader della destra austriaca discuteva di contratti pubblici in cambio di aiuti alla campagna russa.

“La registrazione [di BuzzFeed] è stata la seconda a venire alla luce in soli pochi mesi e sembra rivelare di nuovo come il signor Putin abbia attivamente cercato di destabilizzare l’Unione europea sostenendo partiti nazionalisti e populisti come la Lega”, scrive Horowitz – che per il suo pezzo si becca l’accusa di essere una sorta di quinta colonna renziana, a firma del direttore della Verità, Maurizio Belpietro, che in un fondo di oggi tira fuori alcuni passaggi di vecchi articoli dell’americano troppo morbidi con l’ex premier fiorentino. Salvini reggerà l’urto, per l’analisi del giornalista americano, “ma [la vicenda] ha sollevato nuove domande sulla volontà della Russia di intromettersi in Europa, e la volontà dei nazionalisti filo-russi nel cuore dell’Europa occidentale di accettare quell’aiuto”.

Gli Stati Uniti non relegano la notizia a “pettegolezzi giornalistici“, ma gli danno spazio perché la Russia è un grande tema, ed è il tema di fondo dietro alle relazioni tra Salvini e la Washington di Donald Trump. Nel rapido, ma intenso, tour americano di poche settimane fa, il vicepremier italiano è stato accolto fino ai massimi livelli possibili (e ha mancato lo Studio Ovale per un soffio): riunioni per il coordinamento politico con il presidente Mike Pence e per il posizionamento strategico con Mike Pompeo, il segretario di Stato, per capirci.

Incontro, quest’ultimo, chiuso con una dichiarazione importante: “L’Italia è il primo, più credibile, più solido interlocutore degli Usa nell’Unione europea”, riaffermazione di una traiettoria storica, che va contro certi sbilanciamenti verso Oriente (Cina in primis) che agli americani non piacciono. Ci sono i paletti messi dagli Usa sulla Russia – niente scatti in avanti sulle sanzioni, niente finanziamenti dal Cremlino, ed è per questo che la notizia della registrazione è di per sé importante e apre a una grande domanda: come è arrivato a BuzzFeed?

Qualcuno ha voluto mandare un messaggio a Salvini? Interrogativo da abbinare, come notato dal Nyt, con la vicenda del tutto simile austriaca. Aspetto che viene ripreso anche dal Washington Post (va notato che tutti i pezzi citati in questo articolo sono firmati, ossia sono un racconto analitico dei fatti, non semplice cronaca da agenzia, come hanno fatto altri siti americani riprendendo Reuters o Associated Press, dove comunque la notizia ha girato parecchio).

Il WaPo calca sul passato del leader leghista: “Salvini ha abilmente spinto gli italiani, che per lungo tempo sono stati meno scettici di altri europei riguardo alle intenzioni russe, a considerare pienamente Mosca come partner. Molti italiani conservatori vedono Putin come l’incarnazione di un leader in comando”. Ricorda quando lo definì “uno dei migliori statisti” del mondo e quando parlò delle sanzioni alla Russia come di “una pazzia”. D’altronde, come detto, sono questi gli argomenti cari a Washington.

La Cnn invece dà attenzione all’aspetto investigativo dietro al “possible scheme between Russia and Italian political party”. Se ne occupa direttamente l’editor per l’Europa della più importante rete all news americana, Nina dos Santos, e scrive un pezzo sulla notizia dell’inchiesta della procura di Milano, citando anche “una persona informata sull’indagine”.

L’aiutino economico – proveniente da deviazioni di commesse petrolifere secondo quanto emerso del piano ricostruito da BuzzFeed e in parte già smentito da alcune aziende coinvolte – con ogni probabilità non è mai arrivato in Italia. Il Cremlino ha dichiarato che non ci sono prove su questo, ma il punto, come dimostrano le analisi dei media americani, è l’aspetto politico. A oggi sappiamo che c’è un’inchiesta della magistratura milanese, sottolinea la Cnn, a quanto pare partita già a febbraio, che accerterà eventuali reati e coinvolgimenti diretti o meno degli esponenti leghisti – chiarissimo il procuratore capo di Milano, Francesco Greco, che all’Ansa ha detto: “Stiamo conducendo indagini per capire se ci sono reati o meno”.

Oggi il giornalista di Repubblica Camerlo Lopapa scrive che la Lega ha ultimamente provato per due volte, con blitz parlamentari, a modificare la legge che regola i finanziamenti ai partiti provenienti dall’estero: la prima volta a fine ottobre 2018, ossia poco dopo dell’incontro descritto dall’Espresso e BuzzFeed (era inserito sotto forma di emendamento di una riga nel decreto “Spazzacorrotti” e prevedeva di cancellare il divieto di finanziamenti dall’estero), la seconda ad aprile di quest’anno. Forse questo aspetto sarà oggetto di attenzioni future negli Stati Uniti. Intanto c’è una smentita della portavoce di Salvini, Iva Garibaldi, che parla di un complotto e sminuisce il ruolo all’interno del partito del faccendiere protagonista della trattativa nell’audio, Gianluca Savoini – “non ha mai fatto parte di delegazioni ufficiali in missione a Mosca con il ministro”.

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