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Il missile russo caduto a Cipro infiamma il Mediterraneo orientale. Scontri e influenze

Fregate, sottomarini e droni affollano in queste settimane il Mediterraneo orientale, diventato nuovamente centrale nello scacchiere geopolitico per una serie di questioni. Non c’è solo il gas ad infiammare la macro regione, ma anche il missile siriano di fabbricazione russa caduto nella Katekomena, la parte di Cipro occupata dai turchi a pochi chilometri da Nicosia. Un fatto nuovo e inquietante, che alza ancora di più la tensione, mentre Atene teme “un incidente” con Ankara e Erdogan attacca l’Eliseo.

MISSILE

Mediterraneo orientale alle prese con la crisi del gas, dove la Grecia per bocca del ministro della difesa Apostolakis “teme un incidente” con la Turchia che manda droni in Libia e attacca frontalmente Macron: “Tu non puoi parlare di Cipro”, ha detto Erdogan da Osaka. Una situazione di instabilità assoluta, che nasce dalla volontà turca di recitare il ruolo della mina vagante, tanto sul gas a Cipro quanto nella partita per la ricostruzione in Siria.

Proprio dalla base di Masyaf, vicino a Latakia, era partito il missile terra aria S-200 che si è schiantato sul monte Pentedattilo, nella parte dell’isola cipriota occupata dal 1974: lì i turco ciprioti hanno realizzato una bandiera gigante con la scritta “noi siamo qui e non ce ne andiamo”.

Alcuni analisti sostengono che potrebbe essersi autodistrutto in volo dal momento che i missili come l‘S-200 hanno un’impostazione di autodistruzione quando mancano il bersaglio. Come dire che il bersaglio era più a ovest, innescando una serie di interrogativi sul merito dell’attacco che avrebbe potuto fare molte vittime. Tesi avvalorata dall’assenza del cratere da impatto, così come confermato dalle autorità turco-cipriote, ma è chiaro che con una gittata fino a 300 chilometri il sistema di difesa in possesso dall’esercito siriano rappresenta un elemento di ansia anche per Nicosia.

ESCALATION

Cipro si trova al centro della nuova geopolitica euromediterranea e mediorientale da quando si è resa protofanica la scoperta dei giacimenti di gas nella Zona economica esclusiva. È la ragione per cui la Turchia prosegue nella sua strategia fatta di mosse scomposte e attacchi ai trattati, come l’invio di due navi da perforazioni nella Zee in spregio del diritto internazionale, in una zona dove operano players di primo piano come Exxon Mobile, Eni e Total. Un passaggio sul quale il presidente turco Erdogan ha attaccato frontalmente l’Eliseo, con parole durissime: “Macron non può parlare di Cipro”, in riferimento alla posizione che Parigi ha assunto in linea con Washington e Bruxelles contro l’avanzata di Ankara.

Il mese scorso, Macron ha invitato la Turchia a interrompere quelle che ha definito le attività illegali della Turchia nella Zona economica esclusiva di Cipro in relazione alle continue tensioni nel Mediterraneo orientale sulle risorse di idrocarburi.

QUI ANKARA

Unione europea e Usa hanno contestato le crescenti attività di perforazione della Turchia nella regione che non digerisce gli accordi ciprioti nonostante non abbia l’appoggio del diritto internazionale. Per questa ragione Nicosia ha spiccato un mandato di cattura per 25 persone, tra cui l’equipaggio che assisteva la nave di perforazione turca Fatih, oltre funzionari di società affiliate alla Turkish Petroleum Corporation. Nonostante le richieste di abbassare i toni giunte dalla comunità internazionale, Ankara ha annunciato che invierà una seconda nave per iniziare la trivellazione a Cipro entro questo mese.

QUI ATENE

Che la situazione possa sfuggire di mano, così come riportato dalle cronache dell’ultimo anno, è evidente anche dalle parole del ministro della Difesa greco, Evangelos Apostolakis, che ha utilizzato il termine “incidente militare” parlando dei contrastanti rapporti tra Turchia e Grecia in una situazione di “escalation”. Secondo l’ex capo di stato maggiore ellenico, subentrato alla Difesa a Panos Kammenos, la Grecia sta gettando “ponti di cooperazione e di dialogo” nonostante sia costretta a coesistere con un vicino difficile, che non manca di mettere in pratica svariati atti provocatori nell’Egeo. “È evidente che la nostra posizione non dovrebbe essere percepita come debolezza”.

Il riferimento è ai continui sconfinamenti degli F16 turchi nei cieli ellenici, a cui si sono affiancati da alcuni mesi anche i nuovi droni made in Turkey. Tra l’altro una settimana fa Ankara ha annunciato l’invio di una nave per perforazioni al largo dell’isola greca di Kastellorizo, nota per essere stata set del film di Gabriele Salvatores, Mediterraneo e dove si pensa possa esserci la presenza copiosa di idrocarburi.

La risposta euro-americana è nel nuovo perimetro di mezzi e uomini che il Pentagono ha strutturato in Grecia dopo il progressivo disimpegno dalla base turca di Incirlik, con tre basi su suolo ellenico utilizzate dagli Usa per una doppia azione di controllo e analisi: la prima relativa all’evoluzione del caso siriano e la seconda sul dossier energetico nel Mediterraneo orientale.

twitter@FDepalo

 

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