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Caro Conte, le sue dimissioni non siano irrevocabili. Firmato il prof. Pasquino

Caro presidente del Consiglio,

le scrivo poiché so che si trova in una situazione difficile, e ancora più forte le scriverò poiché immagino il frastuono intorno a lei. Non ho mai apprezzato la sua interpretazione del ruolo “avvocato del popolo”. Ho sempre pensato che i capi di governo non debbano “difendere” il popolo, ma rappresentarlo e guidarlo. Adesso, però, dopo mesi di penose inadeguatezze di Di Maio e di intollerabili forzature di Salvini, ci vedo meglio. Sì, il popolo deve essere difeso anche dai suoi errori di voto e, aggiungo subito,come consiglio interessato al popolo, deve sapere che perseverare diabolicum est. Lei ha fatto molto bene a rivendicare la sua autonomia, quantomeno istituzionale, e adesso spero che intenda e riesca a sfruttarne tutti i margini. È giusto chiedere che la crisi di governo sia totalmente “parlamentarizzata”. Le crisi extraparlamentare sono state il lato peggiore della Prima Repubblica. Erano disprezzo per il Parlamento, schiaffo al Presidente della Repubblica, cattivo servizio all’opinione pubblica alla quale si negavano informazioni politiche rilevanti, massimo segno di arroganza dei dirigenti di partito. L’hanno pagata, ma troppo tardi e, in sostanza, troppo poco. Tornino in Parlamento i leghisti e il loro abbronzato “capitano” e ci narrino che cosa è cambiato, spero non solo i sondaggi, che cosa desiderino, non solo qualche testa di ministro, richiesta comunque plausibile, e che cosa vorrebbero fare dopo le elezioni, spero non more of the same, che, adesso non sia loro possibile a causa di quali ostacoli insuperabili. Ci garantiscano anche che hanno già preso tutte le misure necessarie a impedire l’interferenza della Russia nella campagna elettorale prossima ventura.

Credo che lei abbia il potere di chiedere ai due presidenti delle Camere la loro convocazione relativamente ravvicinata. Vorrei anche che, a dimostrazione che è tuttora capo di questo governo, lei decida rapidamente di procedere alla nomina del Commissario europeo che spetta all’Italia, non alla Lega, non al Movimento 5 Stelle, ma proprio al governo. Faccia il nome. Non vorrei bruciare nessuno, ma l’identikit di un candidato di peso, con competenze economiche, noto a livello internazionale si attaglia perfettamente a Carlo Cottarelli.

I passi successivi dipenderanno dallo svolgimento e dai contenuti del dibattito parlamentare. Le suggerirei di ripetere il suo secco e sobrio discorso di giovedì 8 agosto sera, rimpolpandolo con le cose fatte, le cose da completare, le cose da fare e, naturalmente, mettendo in evidenza soprattutto le convergenze, le divergenze le urlerà il vice presidente Salvini, certamente affermando (sic) di averle più volte espresse nel Consiglio dei ministri. O sbaglio? Comunque, tiri un bilancio complessivo in tutto candore. Le suggerirei di dire che, no, l’anno non è stato “bellissimo”, ma la sua esperienza è stata istruttiva, gratificante, degna di essere vissuta: “bellissima” (il professore di Scienza politica che è in me aggiunge subito: “invidiabile”).

Dopo il voto di Camera e Senato scriverò anche al Presidente della Repubblica Mattarella. Avevo più familiarità con Napolitano, ma, insomma sono stato sui banchi del Parlamento anche con Mattarella, per dire come penso debba essere “governata” la crisi. Lei, caro Presidente del Consiglio, dia le sue dimissioni senza aggiungere irrevocabili, e comunichi al Presidente la sua disponibilità a formare un nuovo governo che conduca alle elezioni e le sovrintenda. Non possono essere né i ministri Cinque Stelle né, meno che mai, l’attuale ministro dell’Interno coloro che credibilmente garantiranno un’equa competizione elettorale. Mi rifiuto di pensare che nel Paese non esistano venti persone, uomini e donne, dotati di una biografia personale e politica al disopra di ogni sospetto, competenti, equilibrati/e, disposti a dare due mesi della loro attività a un procedimento elettorale limpido. Anche in questo caso, mi sento di fare almeno due nomi: Raffaele Cantone all’Interno ed Emma Bonino agli Esteri. Gli economisti sono più controversi, ma il presidente Emerito dell’Accademia dei Lincei, Alberto Quadrio Curzio ha un curriculum di tutto rispetto. Naturalmente, sarà lei a guidare il governo elettorale.

Non vado oltre, ma mi raccomando, caro prof. Conte: sia assertivo, prenda l’iniziativa, parli alto e forte. Ha dimostrato di saperlo fare. Insista e persista. La Repubblica (no, non il quotidiano) le sarà grata.

 

 

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