Skip to main content

Tutte le (preoccupanti) sintonie cyber tra Cina e Russia

Cina e Russia sempre più vicine, almeno nel cyber space. Nonostante le reciproche diffidenze, soprattutto da parte di Mosca che teme, sul lungo periodo, di essere ‘fagocitata’ dall’ingombrante vicino, la cooperazione tra Mosca e Pechino cresce e procede anche nel settore delle nuove tecnologie.

AURORA RUSSA

Dopo il ban statunitense di Huawei, il colosso delle telco inserito in una lista nera del Dipartimento del Commercio Usa perché considerato un pericolo per la sicurezza nazionale, l’azienda della Repubblica Popolare sembra guardare alla Russia per sostituire Android, il sistema operativo mobile di casa Google. Secondo produttore di smartphone al mondo (prima di Apple e subito dopo la sudcoreana Samsung), Huawei ha confermato la notizia data da Reuters secondo cui starebbe studiando come utilizzare Aurora, sistema operativo realizzato dall’operatore statale russo di telecomunicazioni Rostelecom, almeno in attesa che lo sviluppo del proprio software proprietario Hongmeng (o Harmony che dir si voglia) sia sufficientemente maturo o che non salti del tutto come Wired ha recentemente riportato.

I DETTAGLI SUL SOFTWARE

Il programma in questione, ha spiegato l’agenzia di stampa britannica ripresa da Gizmodo, è l’unico sistema operativo russo e non è attualmente in uso. Attualmente si discute se installarlo su centinaia di migliaia di tablet che dovrebbero essere utilizzati nel censimento della popolazione del 2020 in Russia. Tuttavia, una fonte ha riferito che il censimento potrebbe rappresentare un test per verificare la possibilità di utilizzare Aurora anche in altri contesti.
La collaborazione – della quale la società di Shenzhen sta parlando con il ministero della Comunicazioni di Mosca – potrebbe partire dall’installazione del sistema operativo su circa 360mila tablet di Huawei.

LA COLLABORAZIONE SUL 5G

Già nei mesi scorsi, ha Formiche.net, aveva fatto notizia un altro accordo firmato sempre da Huawei – vero pivot tecnologico con Pechino, con cui, secondo studi e analisi di intelligence, intratterrebbe rapporti costanti e profondi, o del quale potrebbe essere addirittura una diretta appendice – con l’operatore telefonico russo Mts per lo sviluppo delle reti 5G in Russia.
L’intesa – spiegò allora la compagnia della Federazione in una nota – era stata siglata a margine dell’incontro a Mosca tra il presidente cinese, Xi Jinping, in visita di Stato, e il suo omologo russo, Vladimir Putin. Al centro della collaborazione proprio lo sviluppo delle reti mobili di quinta generazione e il loro lancio pilota, previsto nel 2019-2020.
Ed è forse superfluo ricordare che sono proprio le infrastrutture per il 5G, che la Cina vorrebbe esportare in tutti i Paesi occidentali e non solo, a preoccupare da mesi gli Stati Uniti. Washington ha da tempo avviato sul tema una corposa iniziativa diplomatica per dissuadere gli alleati dall’adottare tecnologie di Pechino, che considera un potenziale mezzo di spionaggio.

UN ALLINEAMENTO CHE PREOCCUPA

A preoccupare gli Usa è, più in generale, quello che il Pentagono ha definito in un recente libro bianco un crescente allineamento tra Mosca e Pechino, Paesi affini per “stabilità autoritaria”, che condividono la paura delle alleanze internazionali degli Stati Uniti. Una sfida che, ha rimarcato il rapporto, può essere vinta solo “con un approccio governativo totalmente coeso e sincronizzato”, basato su “una comune comprensione dei concorrenti, delle loro tattiche”, spesso basate su guerra asimmetrica, e dei loro obiettivi.

OBIETTIVI COMUNI

Tra questi ultimi, ha rilevato un recente report del think tank londinese Chatham House, ci sono infrastrutture critiche come quelle energetiche e finanziarie, ma anche i sistemi satellitari di comando e controllo, che Mosca e Pechino potrebbero colpire con cyber attacchi mirati in caso di escalation militare.
Ma, più in generale, hanno sottolineato in un nuovo studio Alina Polyakova e Chris Meserole di Brookings Institution, le convergenze tra Cina e Russia sarebbero pressoché totali sull’idea stessa di governance dello spazio cibernetico, visto come un dominio da utilizzare per controllare l’opinione pubblica e stroncare sul nascere la diffusione di manifestazioni di dissenso, e da presidiare costantemente evitare che opinioni e notizie provenienti dall’estero possano ‘alterare’ l’equilibrio interno. Un modello, questo, evidenziano i due studiosi, che starebbe facendo sempre più breccia in nazioni vicine a Mosca e Pechino – geograficamente o a livello politico – rappresentando un rischio a vari livelli, che necessiterebbe di una pronta reazione occidentale.


×

Iscriviti alla newsletter