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Il programma c’è (quasi). Il governo non ancora. La preghiera #FatePresto

“Forse l’arbitro dovrebbe constatare l’impraticabilità di campo”. Le parole sono di Guido Crosetto ma il pensiero di sospendere la partita perché il campo non lascia margini di gioco accomuna molti.
La mattinata politica era sembrata volgere al peggio dopo la voce circolata, poi smentita, di un possibile passo indietro da parte del premier incaricato Giuseppe Conte, che ha fatto pensare al rischio naufragio per il governo giallorosso.

Poi la fumata grigia dal vertice tra Conte e le delegazioni Pd e M5S. Si va avanti dunque per la formazione del governo lavorando sul programma e con ancora aperto il nodo politico dopo le dichiarazioni di Luigi Di Maio suonate come un ultimatum per le sorti del governo.

Uscendo da Palazzo Chigi il capogruppo Pd alla Camera Graziando Delrio al termine dell’incontro con la delegazione M5S e il premier incaricato ha parlato di passi in avanti per quanto riguarda il programma: “Abbiamo fatto ulteriori passi avanti, e il presidente si incaricherà di fare una sintesi quasi definitiva”. Dopo tutto, come sottolineato dall’economista Leonardo Becchetti su questo sito, la convergenza dei programmi fra Pd e M5S è possibile.

Ma resta il nodo politico: “Sul fronte politico c’è bisogno di un chiarimento, ci aspettiamo che avvenga da qui a breve, ma non era sul tavolo” dell’incontro di Palazzo Chigi. “Abbiamo lavorato sui punti”, ha dichiarato il capogruppo Pd al Senato Andrea Marcucci ai cronisti dopo la riunione sul programma.

Chiarimenti che non riguardano il rapporto tra le due compagini di governo, ma quello interno al Movimento 5 Stelle essendo ormai chiaro che al suo interno c’è chi rema contro l’intesa (vedi Di Maio e Di Battista) e chi tifa per la formazione del nuovo esecutivo (Conte e Fico).

Dal M5S i segnali sono rassicuranti: “Non mi risultano mal di pancia” nel M5S, “è chiaro che stiamo tenendo il punto sul programma, sull’agenda politica”, ha riferito il capogruppo M5S Francesco D’Uva al termine dell’incontro. “Vedremo nelle prossime ore, ma la ricognizione è andata bene”, ha detto il capogruppo del Movimento 5 Stelle al senato, Stefano Patuanelli, lasciando palazzo Chigi”, ma “i tempi sono stretti”, ha sottolineato.

Fonti di Palazzo Chigi riferiscono intanto che dopo l’incontro sul programma con i capigruppo M5s e la delegazione del Pd, il presidente del Consiglio incaricato Giuseppe Conte vuole procedere “speditamente” e verosimilmente arrivare a tracciare una “sintesi sui temi” da consegnare ai suoi interlocutori “all’inizio della prossima settimana”.

E il voto su Rousseau? Alcune fonti parlamentari M5s ipotizzano che la consultazione degli iscritti possa avvenire già lunedì ma la notizia non trova conferme ufficiali.

Intanto le tensioni tra Pd e M5s hanno scatenato la reazione di Matteo Salvini che si è appellato al Capo dallo Stato: “Presidente Mattarella, basta, metta fine a questo vergognoso mercato delle poltrone, convochi le elezioni e restituisca la parola e la dignità agli Italiani”, ha scritto su Twitter il leader del Carroccio.

Ed in queste ore si insinuano molti dubbi. Come quello cinguettato da Massimiliano Panarari che vedrebbe Di Maio intento a creare un partito del Sud: “Il tira e molla e i proclami ultimativi del M5S hanno anche lo scopo di mobilitare il loro elettorato. E, come mostrano le rilevazioni, lo stanno ottenendo (sempre che LdM non abbia un fornetto aperto e caldissimo per dare vita a un Movimento del sud che fiancheggerà la Lega)”.

Dalle dichiarazioni di entrambi gli schieramenti politici chiamati a formare il nuovo governo trapela però la necessità di fare presto. E se il Quirinale mantiene un profilo totalmente distaccato dalla questioni politiche, è possibile immaginare che se ci fosse un hashtag lanciato dal Colle questo potrebbe essere: #FatePresto.

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