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#Salviniscappa, l’hashtag che insegue Salvini visto da Panarari

Da una parte le due macchine populiste che si fanno la guerra (quelle di M5S e Lega), dall’altra delle minoranze attive che su piazza riescono a bucare la narrativa dominante, aprendo a un pluralismo che non può che far bene alla democrazia. È questa, in estrema sintesi, l’interpretazione che il prof. Massimiliano Panarari fa dell’hashtag #Salviniscappa che da due giorni impazza su Twitter. “Non bisogna confondere – spiega il professore a Formiche.net – la dimensione online da quella reale, per cui è difficile parlare di una inversione di tendenza”.

COME NASCE #SALVINISCAPPA

Ma come nasce l’hashtag #Salviniscappa? Il ministro dell’Interno, vicepremier e leader della Lega è stato in questi giorni impegnato in un tour elettorale nel Sud Italia, chiamato “Estate Italiana”. Eppure, come hanno riportato alcune agenzie, non è andato come si aspettava. Accanto ai tanti sostenitori, infatti, Salvini ha dovuto fare i conti anche con una serie di contestazioni a Policoro (Matera), Soverato (Catanzaro), Siracusa e a Catania. “Siamo tutti terroni”, “buffone” e “venduto”, sono alcune delle frasi indirizzate a Salvini da parte dei contestatori riuniti davanti al municipio della città per dare il loro “benvenuto” particolare al vicepremier.

LA PIAZZA REALE E QUELLA VIRTUALE

“In questo momento le due macchine populiste della comunicazione, quella del Movimento 5 Stelle e della Lega, stanno combattendo tra loro, e si è aperta una sorta di “guerrilla marketing politico” che corrisponde, appunto, all’hashtag #Salviniscappa. Non si deve confondere quello che succede per strada con i trending topic, anche se è innegabile che anche fuori dai social ci siano state delle contestazioni”, ha spiegato l’esperto di comunicazione politica e docente Luiss.

COSA DICE LA PIAZZA

Secondo Panarari, che vede positivamente le contestazioni di piazza che, partendo dal basso, hanno una dimensione creativa spesso in grado di bucare la narrativa dominante, non bisogna però semplificare troppo. “Sono innumerevoli gli esempi di minoranze molto attive che riescono a inserirsi nel dibattito, a differenza delle opposizioni che sono invece entrate nel dibattito in termini più istituzionali. Tuttavia credo che il sentiment nei confronti di Salvini sia ancora molto, molto favorevole. Non mi sembra – conclude – che si possa parlare di un’inversione di tendenza delle opinioni dominanti. Va segnalato, però, che il pluralismo e la contestazione, che sono essenziali nell’ambito di una democrazia liberale, nella latitanza della rappresentanza politica si manifestano con la voce di cittadini che attivamente vogliono testimoniare il loro disaccordo”.

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