Skip to main content

DISPONIBILI GLI ULTIMI NUMERI DELLE NOSTRE RIVISTE.

 

ultima rivista formiche
ultima rivista airpress

La non crisi rialza lo spread. E aspettando la manovra, il nostro debito…

La crisi di governo c’è, anche se si sussurra piano, all’orecchio. Ma i mercati e lo spread ci sentono fin troppo bene e l’antifona è chiara: una caduta del governo metterebbe a rischio la scrittura e il varo della manovra di finanza pubblica e con essa i patti che legano Roma a Bruxelles (qui l’intervista odierna a Luigi Paganetto). In caso di voto anticipato chi allestirebbe l’ex Finanziaria? E con quali misure? E su quale deficit? A Bruxelles sono preoccupati, se non altro di vedere nella crisi un ostacolo a onorare gli accordi siglati con la chiusura (temporanea) della procedura di infrazione per debito eccessivo. Chi governa non dovrebbe mai dimenticare che questo Paese incassa entrate annuali per circa 300 miliardi di euro, a fronte di una spesa statale dell’ordine di 700 miliardi. Gli altri 400 arrivano dai mercati esteri, che comprano Btp grazie alle aste approntate dal Tesoro.

Il segnale arrivato oggi è chiaro. Lo spread Btp/Bund accusa le tensioni politiche sul governo e segna un marcato allargamento nella parte finale della seduta. Il differenziale di rendimento tra il Btp decennale il pari durata tedesco è salito a 213 punti base, dopo un avvio in area 205 punti base, e una chiusura, quella di ieri, a 199 punti base. Alla fine ha ripiegato a 209. Il rendimento odierno si attesta invece all’1,55% a fronte dell’1,41% segnato ieri sera in chiusura e dell’1,50% segnato in avvio. La crisi dunque sta rendendo nuovamente più costoso per le casse pubbliche il collocamento del nostro debito sovrano, con la ragionevole prospettiva che da settembre si vada incontro a una nuova impennata dello spread. Anche perché, nell’ipotesi che Sergio Mattarella respingesse il voto anticipato, in ogni caso con in Movimento Cinque Stelle profondamente depotenziato nelle ultime settimane e fiaccato dal caso Tav, si prefigura una manovra a trazione leghista che all’Europa di Ursula von der Leyen, non votata dalla Lega, non andrebbe troppo a genio.

Per fortuna c’è ancora chi compra in massa i nostri titoli. Come il Giappone Paese con un debito pubblico elevatissimo. A maggio, secondo Bloomberg, Tokyo ha fatto acquisti netti di titoli italiani per 278,8 miliardi di yen (2,34 miliardi di euro), una cifra mai vista almeno a far data dal 2005, inizio delle serie statistiche disponibili. . Lo shopping giapponese ha coinvolto anche i titoli francesi a maggio (541,3 miliardi) e quelli belgi, mentre gli investitori hanno scaricato 133,5 miliardi di titoli olandesi.

×

Iscriviti alla newsletter