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Sulla Tav la maggioranza non c’è. Sarà crisi di mezza estate o rottura “vera”?

Per qualcuno è il giorno del giudizio ma per molti altri no. La Tav, la ferrovia più contestata degli ultimi 25 anni di politica italiana, sta dividendo come non mai la maggioranza gialloverde. Reduce da mesi di corpo a corpo sui più disparati dossier. A cominciare da quella manovra il cui cantiere è già stato aperto con buon anticipo e della quale sia il Movimento Cinque Stelle sia la Lega rivendicano, o hanno intenzione di farlo, una sorta di paternità. Il tutto ben consapevoli che ci sono precisi patti con l’Europa che impediscono di mettere troppa carne al fuoco (qui l’intervista di ieri all’economista Innocenzo Cipolletta).

Che la seduta odierna in Senato sia stata una delle più incerte di questa legislatura è fin troppo evidente. In un clima incandescente tra Lega e 5Stelle, Palazzo Madama. I lavori sono cominciati alle 9, partendo dal documento del Movimento, bocciato: quello politicamente più pesante perché puntava a bocciare l’opera, nonostante il via libera arrivato dal premier Giuseppe Conte. Ma ci sono state anche altre 5 mozioni: 4 favorevoli alla Torino-Lione (Pd, Fi, +Europa e Fdi), una contraria (Leu) che dopo l’illustrazione sono state votate per parti separate. La Lega, con il capogruppo Massimiliano Romeo, ha annunciato ufficialmente di votare sì alla mozione del Pd, che è passata, così come quelle di Fdi e Forza Italia.

La mozione del Pd che la Lega ha votato comunque “impegna il governo ad adottare tutte le iniziative necessarie per consentire la rapida realizzazione della nuova linea ferroviaria Tav Torino-Lione”. Una sintesi nella quale non compaiono valutazioni di merito sull’operato della maggioranza gialloverde e che, per questo, è stata interpretata come una formula che possa facilitare il voto favorevole da parte della Lega.

Ma il punto di caduta è un altro. E cioè che la maggioranza, almeno sulla Tav e almeno da un punto di vista strettamente politico, non c’è.  Lo si è ben capito nel momento in cui la presidente del Senato, Elisabetta Casellati, ha dato la parola al governo per esprimere i pareri sulle mozioni sulla Torino-Lione, prima di passare alle dichiarazioni di voto: Massimo Garavaglia, leghista e viceministro al Tesoro, ha dato parere favorevole alle mozioni che dicono sì alla Tav, mentre il sottosegretario grillino Vincenzo Santangelo (M5S) si è rimesso all’Aula. “La mia – precisa Garavaglia – è una replica in cui ho dato il parere del governo dalla parte nostra”. Poi, con ogni probabilità, il governo non cadrà sulla Torino-Lione, ma di sicuro un dato politico c’è e racconta di una maggioranza che più fragile non poteva essere. Attenzione però, perché in serata il vicepremier Salvini, dopo un pomeriggio di silenzio è andato a Palazzo Chigi per incontrare il premier Conte. Tutto questo prima di partire per Sabaudia dove in serata è atteso un suo intervento, dal quale potrebbe uscire un’indicazione importante circa il futuro del governo.

Certo, per disinnescare la bomba a Salvini potrebbe bastare il passo indietro di Danilo Toninelli, il ministro anti-Tav ma anche di Giovanni Tria, titolare dell’Economia e del ministro dell Difesa, Elisabetta Trenta. Il problema politico con l’alleato grillino comunque c’è tutto. Da Sabaudia Salvini ha fatto capire di non essere più disposto a tollerare ostruzionismi dal M5S: o si corre come treni, o si va al voto. La crisi nei fatti c’è anche se non è ancora del tutto conclamata. “Dovevo essere in Abruzzo già domani mattina, ma sarò a Roma, spero di essere a Pescara domani sera, ma se ci sono delle cose da risolvere, vanno risolte in fretta, le cose che vanno per le lunghe non mi piacciono. Se bisogna fare una scelta va fatta in fretta, decisa e chiara. Gli italiani tutto possono sopportare tranne la perdita di tempo e i litigi perenni. La nostra sorte è nelle mani del popolo italiano: sarete voi a decidere”.

Per la cronaca  l’incontro di Palazzo Chigi con Conte, secondo fonti leghiste è stato “lungo, pacato e cordiale”. Nella sede del governo era presente il premier Giuseppe Conte. Il vicepremier Luigi Di Maio era nel palazzo ma, a quanto si apprende, non ha partecipato all’incontro.

 

 

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