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Basta con le tensioni, è ora del dialogo. Lattanzio (M5S) spiega il Conte 2

Un voto importantissimo, sia per il risultato che per la partecipazione, che dà il via, in attesa delle procedure istutizionali, a un confronto vero e proprio per l’esecutivo giallorosso. Un esecutivo politico, in cui “ci sarà sicuramente un livello di lealtà maggiore, di aggressività minore e di serietà nell’affrontare i temi lavorando sui contenuti”. Lo dice il deputato Paolo Lattanzio, componente della commissione Cultura, in una conversazione con Formiche.net. Abbiamo bisogno di dialogo, ha sottolineato “piuttosto che la costante modalità di intendere la politica come un filo della tensione da tirare per paventare crisi”.

Gli iscritti M5S hanno confermato il loro sì all’alleanza con il Pd. È soddisfatto del voto?

Innanzitutto sono contento per il risultato, importante sia come esito che come livello di partecipazione. La base dei nostri attivisti dà un messaggio molto chiaro che va in consonanza con quello che molti di noi fanno e dicono da molto tempo, ossia spingere affinché il Movimento 5 Stelle abbia coraggio, abbia una visione ampia di Paese e non rinunci alle sfide, anche rischiose e coraggiose, che questa legislatura ci sta mettendo di fronte.

Di Maio ha parlato dei 20 punti tutti inseriti nel programma di governo. Lei è il presidente della commissione cultura, quali saranno in quest’ambito le priorità?

Abbiamo una commissione molto complessa che racchiude istruzione, università, ricerca e cultura. Quello della cultura è sicuramente l’ambito in cui con la Lega era più difficile contrattare, per evidenti motivi. I punti su cui abbiamo lavorato con Luigi e i capigruppo guardano ad un rafforzamento delle industrie culturali del Paese, che sono l’asset strategico dal quale l’Italia non deve e non può prescindere.

Su cosa si baserà?

Sul sostegno e la valorizzazione di tutto quello che è cultura in Italia, che non significa mettere tutto sullo stesso piano, ma spingere affinché quello che abbiamo già in pancia, che produciamo, sia veramente valorizzato sia da un punto di vista lavorativo, da quello materiale e chiaramente dal punto di vista economico.

Il ministro Bussetti aveva parlato di avviare in tempi brevi il concorso per le scuole secondarie di I e II grado (medie e superiori), che con la crisi è rimasto sospeso. Pensa ci siano margini per rimettersi a lavoro in questo senso?

Il ministro dell’Istruzione ha fatto propaganda per 14 mesi solleticando la pancia dei precari e sostanzialmente prendendo in giro le serissime istanze della scuola. Senza voler invadere le prerogative del prossimo ministro dell’Istruzione, posso dire che ci sono delle regole, ci sono dei concorsi e dei vincitori di concorso e non potranno essere fatte delle sanatorie. Noi, come Movimento, siamo per il merito e non per sistematizzare il malcostume del precariato, e credo che su questo col Partito democratico ci sia grande consonanza.

Come si può risolvere il problema dei precari della scuola?

Il precariato va risolto con regole certe, anche perché chi va poi a prendere i posti di ruolo lavorerà con i ragazzi delle scuole, e noi non possiamo metterci in condizione di affidare la scuola e il comparto educativo a persone che non hanno vinto i concorsi, superato delle prove serie. Questa è la grande sfida: trovare un equilibrio tra il contrasto radicale alle forme di precariato e la garanzia di una scuola meritocratica e di alta qualità.

Passando alla squadra di governo, circolano tanti nomi, tra cui Di Maio agli Esteri…

Credo che si sia parlato già troppo di nomi, Credo sia un atteggiamento più serio verso i nostri elettori, e dei cittadini in generale, far vedere prima quali sono le idee e poi fornire attraverso il presidente incaricato Conte, che ha facoltà di comporre la squadra di governo, far emergere delle figure che siano in linea con quanto stiamo scrivendo nel contratto. Mi è piaciuto molto un passaggio in uno degli ultimi discorsi di Conte in cui ha chiarito che chiederà delle indicazioni alle forze politiche che sosteranno il governo. Immagino dunque che abbia un range di caratteristiche e di competenze e poi all’interno di quello andrà a scegliere. Dove sarà Luigi sarà un posto ben studiato e ben congegnato perché il governo sia solido, duraturo e politico.

Dal contratto di governo (di oltre 50 pagine) al programma politico che apre al dibattito. Una premessa diversa per la nascita di questo nuovo esecutivo, con meno vincoli?

Il contratto era figlio del momento preciso in cui è nato. Credo che in questi 14 mesi siano emerse tutte le sacrosante contraddizioni che avevamo con la Lega per una ragione.

Quale?

La narrazione del governo è stata percepita come una giustapposizione di tasselli dove non c’era però un confronto su temi e questioni più ampie, chiamiamole visioni. Io mi sento più tranquillo nella scelta attuale e penso possa funzionare molto bene, seppure nel dettaglio dovremmo andare a confrontarci con l’alleato di governo, piuttosto che una situazione dove hai uno schema fisso e devi operare lì dentro obbligatoriamente.

Più liberà di movimento, insomma?

Le misure che un governo sceglie di portare avanti non sono procedure amministrative schematizzabili, devono essere politiche di ampio respiro. E sono ragionevolmente certo che che sia un contratto o un accordo ampio, ci sarà sicuramente un livello di lealtà maggiore, di aggressività minore e di serietà nell’affrontare i temi lavorando sui contenuti con il Partito democratico piuttosto che la costante modalità di intendere la politica come un filo della tensione da tirare per paventare crisi. Credo che abbiamo bisogno di questo e siamo a lavoro perché siano le caratteristiche del lavoro che faremo insieme con il Pd.


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