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Innovazione in Italia? Possibile, a patto che… Parla Graffino (Talent Garden)

Il nuovo ministero dell’Innovazione tecnologica e della Digitalizzazione guidato da Paola Pisano è “un segnale importante, perché ci dice che la trasformazione digitale e l’innovazione tecnologica sono riconosciute come una priorità” dal governo giallorosso, che ora potrà affrontarla “con una visione larga” e “un approccio coordinato”.
Tuttavia, sottolinea ancora in una conversazione con Formiche.net Barbara Graffino, a capo delle Corporate Relations di Talent Garden – rete di coworking per l’innovazione digitale nata in Italia e oggi la più grande in Europa – le sfide del nuovo dicastero per la creazione di un vero ecosistema nazionale votato all’innovazione saranno molteplici e complesse. Ecco quali.

L’Italia si dota nuovamente di un ministro dell’Innovazione tecnologica e della digitalizzazione. Come valuta la notizia una realtà del settore come la vostra?

È un segnale importante, perché ci dice che la trasformazione digitale e l’innovazione tecnologica sono riconosciute come una priorità. Quello del nuovo ministero sarà probabilmente un ruolo di coordinamento, che può sembrare riduttivo, ma in realtà sarà essenziale.

Che cosa dovrà fare il dicastero guidato da Paola Pisano?

Dovrà essere in grado di creare quello che ancora ci manca: un vero e proprio ecosistema che si basi sullo sviluppo di una vera e propria mentalità digitale, tanto nel pubblico quanto nel privato. Le faccio un esempio. Abbiamo portato i computer negli uffici, bene. Ma non abbiamo digitalizzato i processi, quindi, molto spesso, assistiamo al paradosso di dover duplicare passaggi, impiegando più tempo di prima.

Crede che il lavoro del ministero possa sovrapporsi con quello di altre strutture già esistenti che si occupano di digitale?

Uno dei problemi italiani è senza dubbio la troppa burocrazia, soprattutto a carico delle imprese. Ma credo che in questo caso il ministero – con la sua visione ampia – sia essenziale per dare un guida politica, una direzione, una strategia a un processo complesso che non prevede compartimenti stagni, ma vasi comunicanti.

Ci sono le risorse per farlo?

Servirà utilizzare appieno la dotazione del Fondo Nazionale Innovazione di Invitalia e Cdp, 1 miliardo di euro. Una cifra non imponente, ma comunque elevata, che può permettere di fare molte cose, anche attraverso il supporto tecnico del nuovo Dipartimento per la Trasformazione Digitale.

Quali le priorità?

Scuola, impresa e attrazione di investimenti. In un momento in cui la finanza pubblica ha grosse limitazioni, è fondamentale che pubblico e privato si parlino. C’è bisogno che Accademia, ricerca e aziende siano maggiormente collegate, ognuno con le proprie prerogative, ma senza paletti ideologici o difese anacronistiche. Serve anche dare la possibilità alle nostre startup e alle nostre Pmi – che sono l’80% del nostro tessuto economico – di essere competitive e crescere nei mercati esteri. Fa parte di questa visione il progetto di un ponte tra Italia e Silicon Valley che stiamo onorati di portare avanti con Cdp e che dovrebbe partire nel prossimo futuro. C’è infine la necessità di un grande lavoro generale e trasversale – su tutto il territorio nazionale, specialmente al Sud – sulla formazione e le competenze digitali. Abbiamo una disoccupazione giovanile di circa il 30%. Eppure sono oltre 340mila le posizioni di lavoro aperte nel settore tecnologico che non trovano candidati qualificati a ricoprirle.


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