Il prossimo, nevralgico appuntamento per cercare una quadra all’infinita crisi libica passerà dall’Europa, esattamente da Berlino e il presidente Sergio Mattarella ha già allineato l’Italia su questo processo che segue la traiettoria in tre punti dettata dal delegato delle Nazioni Unite, Ghassan Salamé, e si inserisce nello sforzo italiano di trattare l’argomento in modo risolutivo, come detto anche ieri dal premier Giuseppe Conte durante il colloquio avuto collega libico onusiano Fayez Serraj.
L’interessamento tedesco è iniziato a essere forte fin dalla primavera e rientra in parte in un piano di allungamento sull’Africa che è nei piani della Cancelliera Angela Merkel, sia in una volontà di prendere in mano alcuni temi su cui Berlino non gradisce mosse scoordinate da parte di Parigi. E il progetto di una conferenza internazionale sulla Libia – anticipata da Formiche.net – che riporti al centro del dibattito la risoluzione della crisi nel Paese nordafricano ha preso forma e soddisfa l’Italia.
LE PAROLE DEL QUIRINALE
Parlando oggi durante la conferenza stampa congiunta con l’omologo tedesco Frank-Walter Steinmeier, giunto oggi in visita nella Capitale, il presidente della Repubblica ha auspicato che l’iniziativa che è stata prefigurata da parte italiani e dai francesi a latere dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite nelle prossime settimane “costituisca una tappa utile di avvicinamento alla conferenza di Berlino, per trovare soluzioni che consentano alla Libia di trovare finalmente la stabilità”. Il dossier-Libia sarà infatti protagonista anche di un momento speciale a latere dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, testimonianza che si tratta di un argomento di primo interesse internazionale – su cui nelle ultime settimane hanno mosso i propri posizionamenti le potenze globali, a cominciare dagli Stati Uniti (recentemente più assertivi), dalla Russia (che ha preso un profilo più basso) e dalla Cina (che è ha interessi sulla ricostruzione e spinge per la stabilizzazione).
AUSPICI ITALIANI E RUOLO TEDESCO
Parole, quelle del Quirinale, che sintetizzano gli auspici ma anche la mai interrotta attenzione verso il tema da parte dell’Italia e del suo corpo diplomatico, che – nonostante gli sbandamenti gialloverdi – non ha mai smesso di giocare un ruolo di primo piano nel dossier libico. D’altronde, lo ricordava questa testata, in gioco c’è l’equilibrio complessivo del Mediterraneo, dalla sicurezza delle frontiere a quella degli approvvigionamenti energetici, passando per i flussi migratori e le possibili infiltrazioni terroristiche. E non stupisce nemmeno che, alla fine, a prendere in mano la situazione sia stata proprio la Germania, che condivide (secondo fonti raccolte dall’agenzia Nova), uno scetticismo internazionale sull’atteggiamento ambiguo (e spesso troppo autonomo) che Parigi ha sinora avuto nei confronti delle vicende che riguardano la nazione nordafricana. Mentre Berlino, che con Steinmeier ha aperto anche sulla redistribuzione dei migranti dopo il loro arrivo (“un peso”, ha detto, che finora è gravato sull’Italia e che si può risolvere solo se accompagnato a “sforzi tesi a pacificare la Libia”), può essere in una posizione più neutrale.
IL DIALOGO EUROPEO (E LE TENSIONI IN LIBIA)
L’Italia, lo ha ricordato oggi il presidente Mattarella, ritiene fondamentale un “cessate il fuoco immediato” tra le parti libiche e il ritorno al dialogo politico mediato proprio dall’inviato dell’Onu. Tuttavia, perché ciò accada – ha chiarito – servirà “impegnarsi concordemente in Europa”. Una visione, questa, in sintonia con quella di Steinmeir, che ha spiegato che laddove non si riesca a promuovere una soluzione europea unanime, è quanto meno necessario che un nucleo forte faccia una politica comune, e che dunque Italia, Francia e Germania si parlino sul tema della Libia ed abbiano una visione comune, mentre atteggiamenti singoli non risultano produttivi. Roma e Parigi, con l’insediamento del nuovo esecutivo, sono tornate a dialogare più intensamente, il che fa ben sperare, ma la situazione libica (che anche Washington osserva con grande attenzione) non ha risparmiato sinora colpi di scena. E, malgrado il maggiore ottimismo di queste ore, servirà aspettare per capire se davvero le divergenze del recente passato saranno superate e agevoleranno così il tutt’ora complesso dialogo interno al Paese nordafricano.