Lo scorso 18 giugno, un consorzio internazionale di imprese, guidato da Facebook, ha annunciato il progetto di una nuova valuta digitale, Libra, una stable coin che – a seconda dei casi – viene considerata un possibile nuovo bene rifugio o uno strumento con una valenza politica. Questa moneta digitale, la cui prima versione è prevista per il 2020, dovrebbe avere come obiettivo principale la stabilità, garantita dalla sua struttura di governance e da notevoli riserve finanziarie. Al contrario di altre iniziative presenti sul mercato, Libra sarà gestita dalla “Libra Association”, un consorzio in grado di gestire le sue riserve allo stesso modo di una banca centrale. Questa struttura, che ha sede a Ginevra, è uno dei primi tentativi di aprire il mondo delle valute digitali ai diversi settori dell’economia: tra i suoi 28 fondatori ci sono società finanziarie, di servizi, di telecomunicazioni, organizzazioni non-profit.
Era inevitabile che un progetto con questi obiettivi suscitasse numerose perplessità, soprattutto alla luce della situazione attuale.
Le banche centrali stanno riducendo le loro riserve di dollari americani per comperare oro. A questo tradizionale bene rifugio si sono affiancate le valute digitali, ad esempio Bitcoin, strumenti molto volatili, le cui quotazioni segnano un rialzo ad ogni peggioramento della situazione politica internazionale. Di fatto, un segmento dell’economia americana vedrebbe con favore una svalutazione del dollaro, come quella realizzata da Nixon nel 1971 (quando venne abolita la convertibilità del dollaro in oro). D’altronde un’iniziativa del genere metterebbe in difficoltà la maggioranza delle imprese Usa, che producono all’estero ed importano il prodotto finito. In una situazione cosí incerta si sono creati due gruppi che cercano di influenzare le scelte della politica.
In questo panorama, il progetto Libra ha sollevato numerose perplessità: esiste una valutazione oggettiva sulla realizzabilità di Libra? I suoi partecipanti sono veramente decisi a portare a termine il progetto?
È probabile che i lobbysti di Facebook non si siano impegnati molto nella presentazione del progetto. E le ultime dichiarazioni di Mark Zuckerberg all’assemblea degli azionisti non hanno contribuito a chiarire la situazione: pur dichiarandosi favorevole, ha sottolineato i danni di immagine che Facebook subirebbe nel caso di fallimento del progetto. Secondo alcuni osservatori, i problemi maggiori deriverebbero proprio dalla vocazione globale di Libra: come farà Facebook a definire una politica di privacy che accontenti sia le democrazie evolute sia gli Stati a vocazione totalitaria?
I soci del consorzio rimangono stranamente silenziosi. Numerosi esponenti della vita politica e dell’economia hanno dato voce alle loro preoccupazioni. L’Unione Europea ha deciso di avviare un indagine sul progetto, con particolare riguardo alle problematiche di antitrust e di salvaguardia della privacy. Il Congresso degli Stati Uniti ha convocato i principali protagonisti e li ha interrogati a lungo.
Queste preoccupazioni sono giustificate: attualmente, gli Usa sono l’unico Stato sovrano che possa acquistare merci in tutto il mondo utilizzando la sua stessa valuta. Cosa succederebbe se Libra riuscisse a sostituirsi al Dollaro Usa nella sua posizione di predominio sulle altre monete?
Fino ad oggi, Mark Carney (Governatore della Bank of England) è l’unico governatore di banca centrale a mantenere un atteggiamento conciliante sul progetto Libra. Recentemente, la Bank of England ha ammesso che Carney (il cui mandato scade alla fine dell’anno) ha discusso il progetto con Mark Zukerberg due mesi prima dell’annuncio ufficiale.
Cosa Facebook abbia intenzione di fare non lo sa nessuno, ma un progetto di tali dimensioni non può essere realizzato in breve tempo, e Facebook potrebbe far sentire il suo peso sul mondo politico internazionale semplicemente accelerando o rallentando i tempi di esecuzione.
La multa ricevuta da Facebook (per le violazioni della privacy connesse al caso Cambridge Analytica) è sostanziale ma non insopportabile. Questo indicherebbe la volontà del Governo e del Congresso di mantenere relazioni amichevoli con Facebook, a dispetto di tutta una serie di guai giudiziari che potrebbero essere solo all’inizio.
La scommessa è che sentiremo ancora a lungo parlare di Libra, ma il momento del suo lancio potrebbe essere ancora lontano.
Rosa Giovanna Barresi – LL.M. Banking, Corporate & Finance Law