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Oltre Pontida, l’Italia ha bisogno di una destra democratica. L’opinione di Reina

E allora, qualche commentatore, analizzando le varie mosse scellerate compiute dal capo partito della Lega Nord, conclude che forse, fatto tesoro degli errori compiuti, egli possa nel prossimo appuntamento di Pontida emendarsi e ripartire per la campagna d’autunno, con l’intento di recuperare il consenso, amaramente e banalmente, perduto.

Milioni di italiani non se lo augurano, come pure i vecchi alleati pentastellati, che, grazie alla rottura con la Lega, sono in una fase di risalita negli ideali consensi. Per non dire delle diplomazie internazionali. Si racconta con insistenza, ma la notizia circola da giorni in diverse sedi, che la stessa intellighenzia leghista è molto preoccupata, e vorrebbe agire di conseguenza, sulla tenuta del partito, per il clamoroso autogol messo a segno dal proprio capo.

È ovvio che l’elettorato lumbard, nonostante tutto, auspica che ci possa essere un ribaltamento di posizioni tra gli schieramenti in campo oggi: le forze politiche di governo sconfitte e quelle all’opposizione che tornano a governare. Sognare non costa niente, ma qualche ostacolo ci sarebbe, pur immaginando trionfali ritorni della Lega al governo. Uno dei primi inciampi potrebbe essere proprio di natura personale: l’affidabilità del capo del partito padano, a livello interno come in ambito internazionale, vista la scadente performance dimostrata nei mesi in cui è stato al governo con il M5S. Non a caso si narra che molti elettori del Nord ancora hanno fiducia nel partito di Alberto da Giussano, ma non nell’attuale segretario.

Altra seria difficoltà sarebbe il rapporto con l’UE, che ormai con le elezioni dei nuovi organismi e il ripristino di rapporti distesi col governo italiano, certificati anche dalla nomina di Paolo Gentiloni come commissario all’economia, diventerebbe complicato mettere in discussione. La, facile a dirsi, linea politica sugli interventi fiscali come la flat tax è archiviata ufficialmente, perché sarebbe una tassa iniqua che concretamente assegnerebbe i maggiori vantaggi a chi ha di più, mentre la nostra Costituzione prevede un sistema fiscale progressivo: chi ha di più paga di più. Gli accordi che si stanno sottoscrivendo tra i vari paesi dell’UE sulle politiche degli immigrati significa togliere materia ai leghisti e alla estrema destra, per la propaganda tribunizia che gli italiani hanno dovuto subire nei quattordici mesi passati.

Non trascurabile, infine, è il dato che l’assemblea dei lumbard si svolgerà come al solito a Pontida, storico ritrovo della Lega secessionista. Un partito il cui segretario ha ripetutamente predicato che il leghismo aveva varcato i confini della padania, per diventare un partito nazionale, che credibilità può avere, anche alla luce delle discutibili proposte sull’autonomia differenziata, su cui le regioni del Mezzogiorno sono in netto dissenso? La scarsa credibilità allora diventa palese, non più celata. L’Italia ha bisogno di una destra seria, democratica, popolare, europea che si faccia carico realmente degli interessi dei conservatori che si sposano con quelli di un Centro autonomo. Classe dirigente affidabile e pensiero politico sorretto da una solida cultura sono indispensabili, se la destra vuole ritornare al governo. Un partito che punta esclusivamente su interessi localistici può anche durare qualche anno, ma poi è destinato all’estinzione.

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