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Dal Madagascar la ricetta globale di Jorge Mario Bergoglio

A giovani del Madagascar che lo hanno acclamato per ore Francesco ha indicato il rischio mortale, un pensiero che ci conquista con la sua amarezza ci sconfiggerà: questo pensiero è “È così… niente può cambiare e nessuno ci può far nulla”. Ma essere credibili contro la rassegnazione in Madagascar richiede impegno, dedizione, visione. Ogni anno in Madagascar, dove il 75% della popolazione vive sotto la soglia di povertà, si perdono 200mila ettari di foresta e di qui al 2040 la foresta umida potrebbe definitivamente scomparire.

Ecco perché Papa Francesco è lì con loro, in Madagascar, a un mese esatto dall’apertura di un altro evento ecclesiale che stenta a richiamare l’attenzione dei più, l’inizio del sinodo sull’Amazzonia. Il Madagascar, insieme al Mozambico appena visitato, è a pieno titolo uno dei luoghi dove il Papa doveva recarsi per trasformare in realtà globale il termine caro a Papa Paolo VI e che lui ha finalmente riportato in primo piano: lo sviluppo umano integrale.

Tutela dell’uomo e tutela dell’ambiente sono inseparabili nello sviluppo umano integrale. Dunque come in Amazzonia anche nel Madagascar si attenta allo sviluppo umano integrale. Una povertà che ha definito inumana che costringe 3 malgasci su 4 a vivere con meno di 2 dollari al giorno, la famosa “soglia di povertà”. Fioriscono invece i crimini ambientali, a cominciare dal contrabbando o dall’esportazione illegale di pezzi di quel patrimonio ambientale unico al mondo che costituisce la specificità unica del Madagascar, in particolare il pregiatissimo palissandro, un legno particolarmente pregiato per la sua resistenza dovuta alla crescita particolarmente lenta dell’albero.

I baroni del palissandro in Madagascar sono ricchissimi, come quelli che si sono specializzati in altri crimini ambientali contro uno dei più importanti patrimoni mondiali di biodiversità e di oro, anch’esso oggetto di un lucrosissimo contrabbando. Al presidente Rajoelina, eletto sulla base della promessa di combattere la corruzione, un impegno urgente visto che il Paese figura in ottima posizione in tutte le classifiche mondiali sulla corruzione, Bergoglio ha immediatamente ricordato che il deterioramento della biodiversità compromette il futuro del Paese del mondo, la nostra casa comune.

E il Madagascar è uno dei templi della biodiversità, con l’89% della sua flora che non esiste altrove al mondo. Ma la deforestazione galoppa. Ed è lo sfruttamento dei poveri, che perdono la loro ricchezza per ottenere una grama sopravvivenza: “Come sapete, le foreste rimaste sono minacciate dagli incendi, dal bracconaggio, dal taglio incontrollato di legname prezioso. La biodiversità vegetale e animale è a rischio a causa del contrabbando e delle esportazioni illegali”. Ecco la proposta di Francesco: “Abbiamo imparato che non possiamo parlare di sviluppo integrale senza prestare attenzione alla nostra casa comune e prendercene cura. Non si tratta solo di trovare gli strumenti per preservare le risorse naturali, ma di cercare “soluzioni integrali, che considerino le interazioni dei sistemi naturali tra loro e con i sistemi sociali. Non ci sono due crisi separate, una ambientale e un’altra sociale, bensì una sola e complessa crisi socio-ambientale”.

Vuol dire che oggi molti disperati sono costretti a rendersi correi del loro stesso impoverimento, trovandosi costretti a rendersi complici della deforestazione per sopravvivere, inseguendo un angolo di terreno fertile. Ecco lo sviluppo umano integrale: “È importante creare lavori e attività capaci di produrre reddito mentre si protegge l’ambiente e si aiutano le persone ad emergere dalla povertà”. Le parole del presidente Rajoelina hanno un valore? Ogni valutazione è lecita, avendo lui detto “Qui oggi io confermo il mio volere e il mio impegno di riparare e ricostruire il Madagascar, prestando attenzione ai più deboli. Darò attenzione alla giustizia e all’uguaglianza”.

Lo scetticismo che può accompagnare queste affermazioni non deriva da lui, o dalle sue qualità politiche, ma dalla consapevolezza che o il mondo sceglierà di prendere in considerazione lo sviluppo umano integrale invocato dal Papa o difficilmente, pur volendolo, Rajoelina potrà riuscirci da solo. L’apertura del Madagascar al mondo è dunque l’altro aspetto cruciale, che inserisce nello sviluppo umano integrale la necessità di una globalizzazione poliedrica, cioè rispettosa del diversità sociali e culturali. Il Madagascar oggi è aperto al mondo, ma questo può diventare un problema invece che una risorsa, come dovrebbe essere. “Non può esserci un vero approccio ecologico né una concreta azione di tutela dell’ambiente senza una giustizia sociale che garantisca il diritto alla destinazione comune dei beni della terra alle generazioni attuali, ma anche a quelle future. Su questa strada, dobbiamo impegnarci tutti, compresa la comunità internazionale. Molti suoi rappresentanti sono presenti oggi. Bisogna riconoscere che l’aiuto fornito da queste organizzazioni internazionali allo sviluppo del Paese è grande e che rende visibile l’apertura del Madagascar al mondo”.

E il rischio che questa apertura diventi una presunta “cultura universale” che disprezza, seppellisce e sopprime il patrimonio culturale di ogni popolo? Lo ha citato lui stesso, chiarendo che occorre prestare un’attenzione e un rispetto particolari alla società civile locale, al popolo locale. Sostenendo le sue iniziative e le sue azioni, la voce di coloro che non hanno voce sarà resa più udibile, così come le varie armonie, anche contrastanti, di una comunità nazionale che cerca la propria unità. Altro che globalizzazione che schiaccia e sfrutta economicamente. “ Se prendiamo parte a un processo in cui rispettiamo le priorità e gli stili di vita originari e in cui le aspettative dei cittadini sono onorate, faremo in modo che l’aiuto fornito dalla comunità internazionale non sia l’unica garanzia dello sviluppo del Paese; sarà il popolo stesso che progressivamente si farà carico di sé, diventando l’artefice del proprio destino”. La portata globale dell’imminente sinodo sull’Amazzonia è stata dunque spiegata in modo evidente e chiarissimo dal primo Papa del global south nel lembo isolano dell’Africa australe.

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