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Confindustria dà fiducia al Conte 2. Ma aspetta i fatti. Parola di Stirpe

Gli imprenditori, si sa, giudicano i fatti. Il nuovo governo giallorosso però, forse merita un po’ di credito, se non altro sulla fiducia. A 36 ore dal giuramento al Quirinale dell’esecutivo Conte 2, il mondo delle imprese aspetta con ansia le prime mosse concrete per tirare fuori il Paese da una stagnazione che sembra ormai perpetua. Per questo, quando Formiche.net chiede a Maurizio Stirpe, imprenditore frusinate, vicepresidente in Confindustria per il Lavoro e le Relazioni Industriali, un parere sul nuovo esecutivo, si ha la percezione di trovarsi dinnanzi a un mix di cautela e speranza. Nessun tappo di spumante saltato, ma nemmeno abbandonarsi alla disperazione più nera. Solo attesa, condita con una spruzzata di ottimismo.

Stirpe, le piace il nuovo governo?

Noi imprenditori non giudichiamo i governi per la loro composizione ma guardiamo ai loro provvedimenti. C’è molta attesa, questo sì, per dei sacrosanti provvedimenti di governo per la crescita, l’occupazione e la riduzione del debito pubblico, che sono le nostre priorità assolute, oggi come lo sono state ieri.

Crede sia lecito sperare che questo avvenga?

Credo proprio di sì. Perché abbiamo già perso troppo tempo, lasciando sul terreno preziose opportunità. E per questo abbiamo bisogno adesso, subito, di segnali positivi che vadano in questa direzione. Abbiamo delle prerogative per il rilancio della nostra economia, che non possono più aspettare.

Abbiamo un ministro dell’Economia filo-Ue (Roberto Gualtieri, ndr) dopo i mesi in gialloverde. Tra i segnali positivi di cui accennava rientra anche questo?

Dal mio punto di vista, l’aver ribadito la nostra vicinanza all’Unione europea e al mondo Atlantico è un segnale positivo. E comunque, considero il nuovo ministro dell’Economia Gualtieri una persona competente, che conosce molto bene l’Europa e soprattutto tutto quello che l’Europa ci può chiedere.

Stirpe lei si occupa di relazioni industriali. Nel programma del governo si parla di una nuova legge sulla rappresentanza sindacale. Ma non ci sono già degli accordi in essere?

La legge diventa necessaria allorché per via negoziale non riesca ad ottenere lo stesso risultato. Mi spiego, noi stiamo aspettando la risoluzione di problemi riguardanti la rappresentanza fin dal 2014 (il 10 gennaio 2014 è stato siglato  l’Accordo Interconfederale tra Cgil, Cisl e Uil e Confindustria in merito al Testo Unico sulla rappresentanza, ndr) ma che per il momento non siamo riusciti a risolvere.

E dunque?

La via per misurare la rappresentanza sindacale è ormai tracciata, l’iter è in dirittura di arrivo se il ministero del Lavoro sbloccherà le convenzioni in essere. Ma lo stesso non si può dire per le associazioni datoriali, dove siamo ancora in alto mare. Per questo se la via negoziale fallisse, sarebbe giusto l’intervento di una legge che misuri la rappresentatività delle associazioni datoriali con parametri oggettivi. Si tratta dell’unica via alternativa al salario minimo e l’unico modo per abbattere il dumping salariale.

Ha nominato il salario minimo. Il Movimento Cinque Stelle lo vorrebbe in manovra ma le imprese non sembrano apprezzare una simile misura…

Si tratta di un discorso che è priorità della commissione Ue, peraltro è nel programma della presidente Ursula von der Leyen. Si tratta di un argomento che non mi fa scaldare più di tanto onestamente. Ma è evidente che un’operazione di questo tipo deve essere sostenibile e ancorata a parametri oggettivi e non manipolabili dalla politica.

Chiudiamo sull’ex premier Gentiloni indicato commissario europeo per gli Affari Economici (ma si parla anche di un incarico alla Concorrenza, ndr). Che ne pensa? 

Penso che sia stata una buona scelta. Oltre ad essere stato premier ha grande esperienza nei rapporti con l’Europa. Non ho molti appunti da fare a questa squadra di governo, mi auguro che venga mantenuto questo atteggiamento di understatement. Ora, come ho detto all’inizio, contano solo i fatti.

 

 

 

 

 

 

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