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5g e tecnologie emergenti. Kemmer (Cdu) spiega il sovranismo digitale firmato von der Leyen

Popolare nel dna, la Commissione Ue di Ursula von der Leyen pronta a entrare in carica il prossimo 1 dicembre si è scoperta un po’ sovranista. È stata proprio la presidente incaricata, illustrando il programma di governo per i prossimi cinque anni, ad adottare una parola poco usata nel mondo democristiano e moderato del suo Ppe: sovranità. “Non è troppo tardi per ottenere a sovranità tecnologica” aveva annunciato all’indomani dell’elezione a Strasburgo. Intelligenza artificiale, Internet of things, 5g e tecnologie digitali.

L’Europa di von der Leyen vuole essere meno tech-dipendente dalle superpotenze estere. Cina, anzitutto, per evidenti questioni legate alla sicurezza dei dati e delle infrastrutture critiche. Ma anche Stati Uniti, dalla cui tecnologia la nuova Commissione guidata dall’ex ministro della Difesa tedesco, almeno nelle intenzioni, vuole parzialmente affrancarsi. Mentre si è da poco concluso il colloquio della von der Leyen con il nuovo candidato francese all’ambito portafoglio del Mercato Interno con delega, fra le altre, al digitale, il manager ex ad di Orange Thierry Breton, a Bruxelles e non solo ci si chiede che forma prenderà la “sovranità tecnologica” annunciata dalla popolare già in campagna elettorale.

“Credo che il suo programma sia di buon auspicio – commenta ai microfoni di Formiche.net Ronja Kemmer, deputata della Cdu, membro della Commissione Agenda Digitale e Intelligenza Artificiale del Bundestag – la von der Leyen sta insistendo molto per disegnare un nuovo assetto legale”. A margine di un convegno al Centro Studi Americani di Roma, la giovane deputata spiega perché l’idea di una sovranità digitale lanciata dalla presidente incaricata non è peregrina.

Due sono i pilastri che l’Ue deve tenere in piedi mentre mette mano alla legislazione vigente sulle tecnologie emergenti. Da una parte ci sono gli standard etici, ovvero le linee guida e i principi tracciati dalla Commissione. Un esperimento già andato in scena con l’Intelligenza artificiale (I.a). “L’Ue ha imboccato la strada giusta, ha messo in piedi un gruppo di studio di alto livello per stilare le linee guida sull’intelligenza artificiale” dice Kemmer. L’ I.a., continua, “avrà un impatto enorme su qualsiasi settore produttivo, è un bene che le aziende vi stiano investendo ma è anche doveroso lavorare a un quadro legale”.

L’I.a è solo uno dei tasselli che andranno a comporre la nuova strategia “sovranista” della Commissione von der Leyen sul digitale. Ce n’è un altro politicamente più scottante, che sarà fondamentale per definire il posizionamento geopolitico dell’Ue: il 5g. La rete di ultima generazione è al centro di uno scontro diplomatico globale fra Cina e Stati Uniti che chiama in causa i Paesi membri.

Dopo aver scelto una linea discreta, la Commissione Juncker ha infine assunto una netta presa di posizione pubblicando un report che indica i rischi per la sicurezza dei dati degli Stati membri che affidino ad aziende legate a Paesi stranieri dove vigono “sistemi non democratici” la gestione e l’implementazione della banda larga. Nel documento non è presente un esplicito riferimento al governo cinese, anche se il testo ha lasciato pochi dubbi fra gli addetti ai lavori.

Tra i Paesi Ue restano profonde divergenze sulla road map da seguire. Continua a far discutere, ad esempio, la scelta della cancelliera tedesca Angela Merkel (contro i moniti del governo americano) di non sbarrare la strada per il 5g alla cinese Huawei. Il “catalogo della sicurezza” pubblicato dal governo federale prevede come sola misura precauzionale la firma da parte delle aziende cui verrà appaltata la rete di una “clausola di non spionaggio”. “Non credo davvero che una simile clausola o la firma su un contratto siano misure sufficienti – chiosa la Kemmer.

Per il momento la Commissione Ue designata non ha voluto esporsi. Certo, sia la commissaria (e vicepresidente) alla Concorrenza e al Digitale Margrethe Vestager sia il candidato francese al Mercato unico Breton si sono espressi a favore di una stretta europea sulla rete di ultima generazione.

“Una delle più importanti decisioni che i Paesi membri dovranno prendere prossimamente è scegliere chi costruirà l’infrastruttura del 5g – spiega Kemmer – altro che telefonia mobile, chi controllerà la banda larga controllerà il resto dell’industria, c’è bisogno di buone regole e di mantenere la bussola della sovranità digitale per non cederla ai cinesi”. Per farlo non basta intervenire sulla normativa. Serve anche creare, nel rispetto delle regole sulla concorrenza, un clima favorevole per i campioni europei del settore: “spero che la Commissione von der Leyen possa fare qualcosa per facilitare l’accesso al mercato a realtà europee come Nokia ed Ericsson”.

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