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Commissioni bancarie? La proposta di Messori per mettere d’accordo banche e governo

Da una parte le banche, alle prese con la necessità di rafforzare i patrimoni erosi da anni di crediti deteriorati e mesi di spread al rialzo che ha deprezzato i Btp in bilancio. Dall’altra il governo alle prese con la manovra che la prossima settimana approderà in Parlamento e sulla quale ieri il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, ha fornito all’Europa i chiarimenti richiesti. In mezzo, la volontà politica dell’esecutivo di voler abbattere le commissioni bancarie sugli acquisti sotto i 30 euro effettuate a mezzo carta di credito, con lo scopo di favorire l’uso della moneta elettronica in chiave anti-evasione. Per gli istituti non è una buona notizia dal momento che la commissione rappresenta una delle fonti di reddito per eccellenza per le banche. Naturale, dunque, che il mondo del credito sia sul chi va là. Formiche.net ha chiesto l’opinione di Marcello Messori, economista della Luiss.

Messori, il governo vorrebbe ridurre se non azzerare le commissioni sui micro-acquisti con carta elettronica. Un problema per le banche?

Le banche hanno un problema che si chiama redditività e che oggi è inferiore al costo del capitale, con il risultato che in media i bilanci risultano molto tirati sempre in termini di redditività. Ogni shock esterno dunque, come quello di cui stiamo parlando, ovvero il possibile taglio delle commissioni, risulta quindi un problema. Sia che si tratti di una maggiore tassazione, sia che si tratti di una compressione dei ricavi come nel caso delle commissioni.

Governo da una parte, banche dall’altra. Soluzioni?

Una ce ne sarebbe. Per esempio trovare un ottimo punto di equilibrio con il quale si possa compensare la riduzione dei margini per le banche derivanti dalle commissioni. Una compensazione che potrebbe avvenire grazie a un aumento dell’uso delle carte, da favorire tramite incentivi del governo. Se la popolazione italiana si mettesse quanto meno nella media europea nell’uso delle carte allora si potrebbe compensare i minor ricavi sulle commissioni. Non parlo di aumentare le carte emesse, ma di incrementare l’uso di quelle in circolazione. Gli italiani usano poco le carte che hanno, preferiscono il contante. E dunque se io aumento il numero delle transazioni allora contro-bilancio il calo delle commissioni.

Chiaro il concetto, ma è un’operazione fattibile?

Personalmente vedo spazio per un compromesso di questo tipo, credo che in un’economia moderna si debba assolutamente aumentare l’uso delle carte. Non è la panacea a tutti i mali, ma con questa proposta si ottiene un duplice effetto. Da una parte si compensano i minori introiti per le banche e dall’altra si aumenta il livello di trasparenza delle transazioni dando un colpo al sommerso.

Parliamo della manovra. Che gliene pare?

Il nuovo governo ha avuto pochissimo tempo per redigere questa manovra, vista la crisi scoppiata in pieno agosto. Siamo di fronte a una legge di Bilancio innocua, poco dannosa nel senso che non aggrava particolarmente i nostri problemi di bilancio. E questo nonostante si faccia un buon livello di flessibilità.

C’è chi dice che questa finanziaria non affronti i veri problemi del Paese… è d’accordo?

Sì, ma ricordo anche il poco tempo a disposizione del governo. Avevamo due scelte, una, avendo molto tempo, era avviare una ricomposizione della spesa che segnalasse un recupero di efficienza con cui spostare risorse importanti sugli investimenti pubblici, con effetti benefici sul debito pubblico, che sarebbe calato grazie all’aumento del Pil. La seconda era la scelta più problematica: avviare un processo di riduzione del rapporto debito/Pil, agendo proprio sul deficit. Dati i tempi decisionali, il risultato è che non si è fatta l’una e l’altra, cercando e trovando un compromesso in cui oltre allo stop all’Iva c’è veramente poco.

Anche sull’evasione c’erano grandi obiettivi. Poi però il governo li ha dovuti rivedere…

Infatti, era giusto farlo. Iscrivere nella Nota di aggiornamento al Def sette miliardi era eccessivo, ma non perché non si possano recuperare margini dall’evasione ma perché la buona policy economica dice che prima si recuperano i soldi e poi si quantificano. Invece si è voluto fare un azzardo senza avere nulla in mano. Ragionare quindi adesso su tre miliardi al posto di sette, mi sembra ben altra cosa, se non altro molto più verosimile. Non crede?

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