È il principale punto debole della Nota di aggiornamento del Def e della prossima legge di Bilancio. Mettere tra le entrate quantificabili della prossima manovra una cifra esatta, attribuita al recupero dell’evasione fiscale è un azzardo. La pensano così Bankitalia e anche la Corte dei conti, tanto da farne uno dei punti qualificanti delle rispettive audizioni alla commissione Bilancio del Senato. Il vice direttore della Banca d’Italia Luigi Signorini ha detto che serve “cautela” nel pesare “i risultati che si possono ottenere in un singolo anno nel contrasto all’evasione fiscale”. Il governo intende prendere una serie di misure per fare emergere attività economiche in nero. Per Bankitalia occorre “valutare analiticamente caso per caso l’efficienza e l’efficacia, ed eventualmente fare le correzioni tecniche opportune”.
Il governo ha previsto 7 miliardi di nuove entrate dalla lotta all’evasione. La Corte dei Conti, rappresentata dall’ex direttore dell’Agenzia delle entrate Massimo Romano, oggi consigliere della magistratura contabile, ha puntato un faro sul “ricorso massiccio” alle coperture da lotta all’evasione. “Una dimensione che rafforza le riserve più volte espresse dalla Corte su tale modalità di copertura. Specie in un Paese caratterizzato da alto debito”.
Giudizi pesanti, anche se è altamente improbabile che il governo cambi idea. Gli oltre 7 miliardi di recupero dell’evasione sono una copertura fondamentale.
Dal punto di vista formale, non c’è nessuna regola che vieti espressamente coperture da evasione. C’è la certezza del rifiuto dell’Unione europea a coperture che non diano entrate certe. L’estensione dei metodi di pagamento tracciabili potrebbe in qualche modo passare l’esame di Bruxelles, spiegano fonti tecniche del governo. Il governo Conte II punta sull’incentivo a carte e pagamenti elettronici e su penalizzazioni del contante. I precedenti governi lo fecero con lo split payment e reverse charge.
Resta il problema del quanto. Sette miliardi sono un obiettivo difficilmente raggiungibile. Lo ha ricordato giorni fa l’ex viceministro all’economia Enrico Zanetti: “Una bomba come la fatturazione elettronica fece 2,7 miliardi” di nuove entrate e se ne parlava da anni. Idem la trasmissione telematica dei corrispettivi o l’anagrafe dei conti correnti”. Difficile raddoppiare il risultato con misure che puntano a cambiare le abitudini di pagamento delle famiglie.
L’alternativa è che i 7 miliardi siano indicati come obiettivo. E che a coprire il buco che si creerebbe se non fosse raggiunto, siano le sempre utili clausole di salvaguardia. Sotto forma di tagli alla spesa o, più probabilmente, aumenti Iva da fare scattare a metà anno.