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Così Pompeo tiene il punto con la Cina

È come se l’amministrazione Trump volesse evitare di sembrare troppo morbida con la Cina adesso che i colloqui di carattere economico-commerciale stanno procedendo, e far sapere al mondo che la questione non sarà per niente risolta dopo un’eventuale intesa su questo argomento.

Prima, la scorsa settimana, il vicepresidente Mike Pence aveva affrontato il quadro completo delle relazioni attuali e future – con particolare accento sul rispetto dei diritti umani e della base valoriale occidentale – durante un importante e severo discorso. Il vice di Donald Trump ha delineato la traiettoria delle politiche statunitensi con Pechino.

Oggi escono stralci di un intervento del segretario di Stato, Mike Pompeo, sul governo cinese. Pompeo parlava dall’Hudson Institute, dove è stato premiato con l’Herman Kahn Award, e dove Pence aveva tenuto il primo dei suoi major speech sulla Cina. Un passaggio è piuttosto utile: “Abbiamo accomodato l’ascesa della Cina, nella speranza che diventassero più liberi”, dice Pompeo. “In risposta, il Partito comunista cinese ha approfittato della nostra buona volontà. Adesso il presidente Trump sta affrontando la realtà dell’ostilità del PCC nei confronti degli Stati Uniti e dei nostri valori. Dobbiamo coinvolgere la Cina così com’è, non come vorremmo che fosse”.

È uno spaccato generale sugli ultimi decenni di approccio americano alla Cina. Si parte più o meno dal processo d’inclusione nel Wto nella speranza che l’economia di mercato, con tutti i suoi luccichii, portasse Pechino a maggiori aperture e a una sorta di occidentalizzazione della mentalità politica. Si arriva alla critica di revisione di questa postura – argomento bipartisan a Washington, mesi fa sollevato anche dall’Economist – e alla fase attuale. Quella in cui la Cina è una potenza che sta crescendo e per farlo intende superare con ogni mezzo l’egemonia americana e occidentale in genere.

È un richiamo a un quadro di severità quello di Pompeo che arriva mentre i negoziati sul commercio procedono, ci sono contatti costanti tra i due paesi che stanno cercando di implementare quella che viene definita la “Fase-1” dell’accordo e i colloqui vanno avanti “smooth“; per usare un termine molto americano utilizzato da una fonte governativa Usa della CNBC (smooth vuol dire liscio, ma con una definizione più ampia indica quando qualcosa va nel verso giusto, regolare, senza intoppi).

Trump e Xi Jinping avrebbero dovuto avere un incontro faccia a faccia al vertice Apec programmato in Cile, ma l’incontro internazionale è stato rimandato per ragioni di sicurezza legate alle proteste cilene. Domani è previsto un colloquio telefonico tra i vertici delle delegazioni Usa-Cina.

 

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