Skip to main content

Conte incontra i nuovi 007 (e ricorda l’alleanza con Washington)

Ancoraggio alla comunità euroatlantica, nuove sfide, ma anche l’identikit di una buono e moderno servizio di intelligence. Mentre non si placa la polemica per gli incontri che i vertici dei servizi segreti italiani, dopo il via libera di Palazzo Chigi, hanno tenuto con il ministro della Giustizia Usa William Barr per parlare del Russiagate, sono tanti i punti che Giuseppe Conte ha toccato oggi durante il suo discorso (il secondo in questo tipo di evento) alla cerimonia per il giuramento dei neoassunti del Sistema di Informazione per la sicurezza della Repubblica.

LA COMUNITÀ EUROATLANTICA

“L’ancoraggio alla comunità euroatlantica e a un multilateralismo avveduto, aggiornato e realmente efficiente”, ha detto il presidente del Consiglio – che ha finora tenuto per sé le deleghe all’intelligence (mentre si discute, in ambito politico, se non sia il caso di nominare una autorità delegata) e che sarà presto audito dal Copasir (che domani eleggerà il nuovo presidente) – “rappresentano per il nostro Paese un punto di riferimento imprescindibile della proiezione internazionale, come pure strumento migliore per far sì che le logiche cooperative si impongano e prevalgano su quelle competitive”.

LE SFIDE DA AFFRONTARE

Sono molteplici, ha sottolineato Conte parlando nella nuova sede dell’intelligence a Piazza Dante (qui il video completo), le sfide che gli 007 italiani di Dis, Aisi e Aise si trovano a dover affrontare. “L’interesse nazionale”, ha rimarcato, “è destinato a declinarsi nel tempo in numerose sfaccettature”, che coinvolgono anche ambiti più moderni come lo spazio cibernetico, del quale è oggetto il recente decreto per rafforzare la sicurezza di reti e sistemi ‘sensibili’. In tale contesto, secondo Conte, “i Servizi sono chiamati a svolgere una missione più ambiziosa rispetto al passato, non basta più il semplice adattamento ai cambiamenti del panorama della minaccia, bisogna individuare in tempo utile l’evoluzione dei diversi fenomeni”. Serve, ha detto l’inquilino di Palazzo Chigi, che l’ha elogiata, “una intelligence caratterizzata da una visione olistica capace di ridisegnarsi continuamente nei suoi obiettivi e nelle metodologia adoperate”.

L’APPROCCIO DA ADOTTARE

Conte si è poi soffermato su quello che ha spiegato essere il modo migliore di operare per un servizio di intelligence, che non deve muoversi “al di fuori del controllo parlamentare e dei compiti che il governo gli assegna”. E “se da un lato è il comitato interministeriale a stabilire il fabbisogno informativo, individuando linee d’azione e priorità, dall’altro canto è l’autorità di governo che si attende di essere sollecitata dall’intelligence in ordine a problemi nuovi e orizzonti anche inediti. Tali esigenze attengono entrambe alle funzioni dei servizi segreti quale presidio della democrazia”, ha sottolineato Conte, aggiungendo: “L’intelligence è un patrimonio dell’intera nazione, che garantendo la sicurezza protegge la sfera degli interessi nazionali che unisce e non divide, nella quale tutti gli italiani si riconoscono e debbono poter riconoscersi”.

UN MONDO CHE VA VELOCE

Parole d’ordine, in questo processo, sono la capacità di pronta reazione e di mutare in fretta strategia. “Un contesto caratterizzato dal perseguimento di interessi nazionali spesso divergenti non è privo di conseguenze suscettibili di incidere sulla tenuta complessiva del sistema Paese, e conferisce un’importanza cruciale al sostegno che l’intelligence è chiamata a fornire al governo, affinché l’interesse nazionale venga riempito di contenuti concreti e circostanziati. I nostri interessi”, ha evidenziato Conte, “non possono più essere cristalizzati in termini immutabili nel tempo: fatto salvo il nucleo permanente che include la tutela degli assetti strategici e delle infrastrutture essenziali per il mantemimento delle funzioni vitali del Paese, l’interesse nazionale è destinato a declinarsi in numerose sfaccettature mutevoli”.

LA SFIDA DEL CAMBIAMENTO

Serve dunque che anche la struttura dell’intelligence si adegui. “Non basta più il semplice adattamento ex post al panorama delle minacce: bisogna individuarle ex ante, e a fronte di minacce non sempre palesi ma mimetizzate, perfino la bravura nel giocare d’anticipo potrebbe rivelarsi insufficiente. Serve un’intelligence caratterizzata da un visione olistica, capace di reinventarsi”. Al tempo stesso, “dal punto di vista del decisore politico che oggi necessita di informazioni dettagliate ma anche di chiavi di lettura di scenari fluidi e frammentati, la prova che vi attende è quella della versatilità, con attitudine strategica. Per l’intelligence niente può essere derubricato a routine”.

SICUREZZA E DIRITTI

Uno degli equivoci, ha concluso Conte, “è che un valore fondamentale come la sicurezza possa andare a trovarsi in contraddizione con valori altrettanto fondamentali come la tutela dei diritti della persona, il rispetto delle regole della concorrenza e del libero mercato. È un contrasto che non può e non deve esistere, sono valori compatibili e conciliabili”.


×

Iscriviti alla newsletter