Nonostante le numerose contrarietà dell’amministrazione Trump, il gasdotto Nord Stream II registra un altro punto a favore: la Danimarca dà l’ok al transito, dal proprio fondale nel Mar Baltico, al vettore che aumenterà la dipendenza europea dall’energia russa in un momento in cui il Cremlino e l’Occidente sono in contrasto praticamente su tutto e proprio quando Mosca e Kiev compiono una mediazione nel Donbass. Pollice in su dai governi russo e tedesco.
QUI DANIMARCA
L’agenzia danese per l’Energia ha annunciato mercoledì di aver concesso a Nord Stream II il nulla osta per la posa della pipeline da 147 chilometri sul fondo dell’isola danese di Bornholm. Al momento già più di duemila chilometri di conduttura sono stati completati in acque russe, finlandesi e svedesi, al pari di un altro segmento nelle acque del Mar Baltico, ovvero al largo della Germania settentrionale. In base ai trattati internazionali, la Danimarca era obbligata a rilasciare l’autorizzazione in caso di soddisfacimento dei requisiti ambientali.
QUI USA
Washington da tempo ha minacciato sanzioni contro le aziende che prendono parte al progetto, dal momento che l’amministrazione Trump vedrebbe compromesso il suo progetto di aumentare le esportazioni statunitensi di gas naturale liquefatto verso l’Europa. Il Nord Stream II, che è finanziato al 50% da cinque società europee di energia (Shell, Basf, Uniper e Wintershall e Engie) ed è di proprietà di Gazprom, parafrasando Trump “rende davvero la Germania un ostaggio della Russia”.
QUI GERMANIA
Di tutt’altra opinione la cancelliera Angela Merkel, che ha aperto un ombrello protettivo sull’oleodotto dalle sanzioni dell’Unione europea alla Russia imposte dopo i fatti di Crimea nel 2014. Quale allora il ruolo di Kiev in questa partita? “Il transito del gas attraverso l’Ucraina deve continuare”, ha assicurato Steffen Seibert, portavoce della Merkel. È la tesi di chi approva il Nord Stream II: ovvero che in questo modo l’offerta di gas in Europa verrà maggiorata proprio in un momento in cui le forniture domestiche si stanno riducendo. A causa della domanda elevata resterebbe in piedi la necessità di gas transitato attraverso l’Ucraina.
QUI UCRAINA
Ma a Kiev non condividono tale entusiasmo. Secondo il presidente ucraino Volodymyr Zelensky il gasdotto “non è solo una questione di sicurezza energetica, è una questione geopolitica”, manifestando un certo disappunto per la mossa danese. Zelensky ha affermato che la mossa “rafforza la Russia e indebolisce l’Europa”. E ha aggiunto: “Abbiamo capito che questo potrebbe accadere. Da parte mia, dirò che sia io che il nostro governo eravamo pronti per una tale decisione. Siamo pronti”. Pronti a cosa?
QUI RUSSIA
La Russia attualmente fornisce il 40% del fabbisogno europeo, ma il nuovo gasdotto aumenterà la quantità di gas che transita sotto il Baltico. Il riferimento è al fatto che rischia di diventare irrilevante il transito attraverso l’Ucraina proprio nel momento in cui Mosca e Kiev compiono tetano una mediazione nel Donbass. Intanto pochi giorni fa il round di negoziati tra russi e ucraini sul rinnovo del contratto che scade tra un mese ha prodotto una fumata nera: stando così le cose il player Gazprom avrà il coltello dalla parte del manico per quanto riguarda le tariffe da applicare al transito.
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