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L’Europa sia sovranista (nel 5G). L’appello del Consiglio europeo

L’Europa batte un colpo sul 5G, ancora una volta. Dopo la Commissione anche il Consiglio europeo prende ufficialmente posizione sulla banda larga e i problemi di sicurezza che comporta per chi la adotta. Una bozza delle conclusioni stilata dalla presidenza e visionata da Reuters auspica che l’Unione europea diventi “il mercato leader per l’installazione e l’implementazione dei network 5G perché è cruciale per garantire la competitività del blocco”. Un obiettivo che, spiega il documento, l’Ue non si può prefiggere senza prima approntare adeguate misure per garantire la sicurezza delle reti.

La banda larga è considerata una tecnologia “transormational”. Tradotto: i cambiamenti che apporterà a cellulari, dispositivi e applicazioni “obbligano Ue e Stati membri a prestare particolare attenzione per assicurare la sicurezza cibernetica dei network e dei nuovi servizi”, ammonisce il report della presidenza. Garantire la sicurezza della rete di ultima generazione in un’Unione di 28 Paesi non è compito facile. Per questo, spiega il Consiglio europeo nelle sue conclusioni, “una rapida diffusione del 5G è cruciale per assicurare la competitività dell’Ue e richiede un approccio comune”.

Nel testo, puntualizza Reuters, non si fa menzione delle aziende di Stato cinesi leader del settore come Huawei e Zte che sono accusate dagli Stati Uniti di sfruttare la rete 5g per sottrarre informazioni sensibili e potenzialmente lesive della sicurezza nazionale degli Stati presi di mira. Ci sono nondimeno riferimenti piuttosto espliciti. Il documento invita infatti a promuovere la “sovranità tecnologica europea” e a mettere in campo misure e standard “robusti” per schermare da indebite intrusioni i più importanti fornitori di servizi e impiegati nel settore manifatturiero che lavorano all’installazione della rete di ultima generazione.

Non è escluso il governo finlandes, che attualmente detiene la presidenza di un altro organo apicale, il Consiglio Ue, abbia avuto un ruolo nell’iniziativa. A inizio ottobre il premier Sauli Niinisto si era recato in visita alla Casa Bianca dove era stato ricevuto dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Secondo fonti vicine all’amministrazione Usa durante il briefing Trump aveva discusso con la controparte finlandese “soluzioni alternative” alla cinese Huawei per l’implementazione della rete 5G.

Parlando in conferenza stampa Trump si era detto “grato che l’azienda finlandese Nokia – una grande azienda – leader nella tecnologia 5G, stia sviluppando prodotti all’avanguardia proprio negli Stati Uniti nei Laboratori Bell in New Jersey”. Assieme alla svedese Ericsson Nokia è l’unica azienda al mondo che può competere con Huawei nella fornitura della rete 5G e in giugno ha annunciato di aver siglato 42 contratti commerciali con gli operatori presenti in tutto il mondo. Un trend in crescita che negli ultimi mesi l’ha candidata come valido rimpiazzo della concorrenza cinese agli occhi dell’amministrazione Usa, che ora è allo studio di soluzioni che possano facilitarne l’avanzata nel mercato americano.

L’appello contenuto nelle conclusioni del Consiglio europeo, che saranno formalmente adottate dalla presidenza finlandese del Consiglio Ue a dicembre in occasione del Consiglio Ue per le Telecomunicazioni, segue di due settimane un report della Commissione Ue sui rischi della rete 5G che ha fatto molto discutere gli addetti ai lavori.

Compilato da tutti gli Stati membri il documento del braccio esecutivo dell’Ue dichiara che “Paesi terzi ostili potrebbero esercitare una pressione sui fornitori di 5G per facilitare attacchi cibernetici a servizio dei loro interessi nazionali” e assai meno velatamente mette in guardia dalle aziende che presentano “un forte legame” con uno Stato dove “non ci sono controlli legislativi o democratici né altri equilibri”.

La richiesta di un approccio unitario formalizzata dalla presidenza conferma una postura più assertiva delle istituzioni Ue e riflette la preoccupazione di diversi attori del settore. Anche il governo italiano sembra aver imboccato questa strada rafforzando attraverso il cosiddetto decreto Cyber non solo la disciplina del golden power e il perimetro di sicurezza cibernetico ma anche (art. 5) i poteri in capo al presidente del Consiglio che nella recente normativa figura come organo apicale e di coordinamento per la sicurezza delle reti, potendo disporre la disattivazione degli apparati ritenuti pericolosi “in presenza di un rischio grave e imminente per la sicurezza nazionale connesso alla vulnerabilità di reti”.

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