Nei suoi progetti di espansione, la Cina, attraverso una delle sue aziende di punta in ambito tecnologico, Huawei, continua a puntare forte sull’Africa. Sul continente si concentrano da tempo le attenzioni di Pechino, che a Gibuti ha installato la sua prima base militare fuori dai propri confini e che sul territorio africano ha investito da tempo somme ingenti e realizzato infrastrutture (strade, ponti, , ottenendo come ritorno preziose materie prime e manodopera a basso costo.
LE MIRE IN AFRICA
Da diversi anni la Cina è al primo posto come partner commerciale del continente africano, con un volume complessivo di scambi che, secondo stime diffuse dai media di Stato di Pechino, si aggira sul centinaio di miliardi di dollari.
Ma il vero obiettivo della Repubblica Popolare è geopolitico e la sua presenza africana si coniuga anche col più ampio progetto della nuova Via della Seta, che vede passare il suo corridoio marittimo dal canale di Suez. In questo piano per accrescere la propria influenza, per Xi Jinping il ruolo dei colossi cinesi del tech, Huawei, che produce non solo smartphone ma anche cavi sottomarini e infrastrutture di rete – come quelle 5G, al centro dello scontro con l’amministrazione americana – è ritenuto strategico e fondamentale.
LE PAROLE DI REN
Per questo Ren Zhengfei, l’amministratore delegato e fondatore di Huawei, ex ufficiale dell’Esercito Popolare di Liberazione, ha dichiarato che l’azienda è pronta a promuovere la trasformazione digitale nei Paesi africani per aiutare il loro sviluppo economico sostenibile.
“Huawei può collaborare con tutti i Paesi che desiderano beneficiare dell’esperienza mondiale nella trasformazione digitale e sviluppare la rivoluzione digitale nei loro interessi”. Le parole del top manager, giunte in un’intervista rilasciata al quotidiano statale egiziano Ahram rilanciate dall’agenzia Xinhua, delineano le mire di Huawei. “I governi dei Paesi africani dovrebbero considerare le tecnologie dell’informazione e della comunicazione come una strategia nazionale che richiede il coordinamento dei piani e l’applicazione del sistema”, ha rimarcato, aggiungendo che i Paesi africani devono concentrarsi sugli investimenti nelle infrastrutture, in particolare nell’industrie della fibra ottica.
LA PRESENZA DI HUAWEI
In realtà il colosso di Shenzhen è presente da tempo in Africa in modo massiccio, per una ragione piuttosto scontata. Se gli Usa possono permettersi di chiudere le porte a Huawei senza ripercussioni – evidenzia Quartz – lo stesso non può dirsi per i Paesi africani, dove i consumatori e gli stati il più delle volte scelgono apparecchiature cinesi perché meno costose di quelle dei diretti competitor occidentali. La telco è al momento quasi monopolista nel continente nella costruzione di infrastrutture per le telecomunicazioni. Fino al 70% di queste sono state realizzate dalla compagnia di Shenzhen grazie a una combinazione di sovvenzioni e prestiti cinesi.
VERSO IL 5G
Ora è il momento del 5G e c’è da aspettarsi che il trend prosegua. Recentemente, ricorda il Financial Times, Huawei ha siglato con l’Unione Africana (l’organizzazione internazionale comprendente tutti gli stati africani, con sede ad Addis Abeba, in Etiopia) un memorandum di intesa della durata di tre anni, che segue uno analogo del 2015, per accrescere le competenze tecniche dell’unione e cooperare nel campo dell’Ict. Il Sud Africa ha già scelto di affidarsi alla telco di Shenzhen per il suo 5G commerciale, e c’è da aspettarsi che altre nazioni seguiranno. Ma la contesa in ambito tech con Washington, già viva in altre aree del mondo, potrebbe allargarsi presto anche al continente africano.