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La Leopolda (per ora) gode come un riccio

Diciamo le cose come stanno, senza troppi giri di parole. Il popolo della Leopolda gode come un riccio per l’attuale situazione politica, anche perché si trova nella condizione ideale per provare soddisfazione.

Hanno un capo finalmente alla guida di un partito tutto suo, mentre prima erano prigionieri di una gabbia dorata (secondo loro) chiamata Pd. Hanno visto all’opera quel capo nel perfido e magistrale colpo di teatro di far nascere il governo Pd-M5S salvo poi abbandonare il Nazareno in poche settimane, rendendo così già obsoleto quell’accordo e, soprattutto, mettendo Italia Viva a fare il mestiere che le piace di più (cioè che piace di più a lui), vale a dire quello del corsaro “guastatore”. E poi hanno tutta la leggerezza di chi si sente al centro della scena (vedasi il confronto Tv da Bruno Vespa) senza aver ancora sottoposto il nuovo soggetto a prove elettorali.

Insomma questa Leopolda chiude le sue due prime giornate sull’onda di un entusiasmo crescente, che è tutto emotivo e (quasi) antropologico, prima ancora che politico. Già perché bisogna guardarla questa platea per capire bene dove mira la nuova avventura di Matteo Renzi. E bisogna guardarla insieme alle zone meno facilmente accessibili al pubblico, quelle in cui ci sono i vip. Ne esce una fotografia semplice da capire e lontana anni luce da quella di un movimento di sinistra-sinistra, ne esce invece una perfetta rappresentazione piccolo e medio borghese, con la scarpa giusta (sneakers o tacco 10 che sia), la borsa giusta, il pantalone stretto (per i maschi), la camiciola aderente per le femmine.

Insomma alla Leopolda si dà finalmente appuntamento un popolo che non deve fingere di essere quello che non è, un popolo che lascia volentieri alla Boldrini, a Bersani, a Zingaretti e a tutti gli altri di occupare uno spazio politico che qui viene vissuto come estraneo (senza più bisogno di nasconderlo).

È quell’Italia politica che sta tra la Lega e il Pd che i convenuti a Firenze vogliono provare a rappresentare, quell’Italia che da ormai un decennio ha perso ogni speranza nella leadership di Silvio Berlusconi. È questa l’Italia a cui parlerà domani Renzi ed è la stessa Italia cui pensa il premier Conte. Per questo tra loro due nessuna tregua è possibile.

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