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Salvare i civili da Haftar. Dalla Libia la richiesta di no-fly zone all’Onu

Il presidente dell’Alto consiglio di Stato libico, Khalid Al-Mishri, ha inviato una richiesta formale al capo del Consiglio presidenziale, Fayez Serraj, affinché si muova per chiedere a sua volta al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite di imporre una no-fly zone militare sulla Libia a protezione dei civili. Si tratta di una necessità che Formiche.net ha più volte sottolineato, fin dall’inizio dell’offensiva con cui il miliziano ribelle Khalifa Haftar ha rigettato il Paese nel caos della guerra.

La formalizzazione della richiesta, partita dall’organo consultivo verso quello esecutivo del governo di accordo nazionale creato dall’Onu, potrebbe imporre un’accelerazione su una presa di posizione del Palazzo di Vetro, che diventa quanto mai necessaria davanti ai bombardamenti continui con cui gli haftariani cercano di sfondare il fronte in stallo da sei mesi.

Attacchi che interessano Tripoli e dintorni, anche su aree civili, e non risparmiano Misurata, città-Stato più a est che fornisce copertura politica e militare al governo onusiano della capitale. A Misurata il centro dei bombardamenti di Haftar è l’aeroporto, che ha un doppio uso civile e militare. Là, le bombe cadono a poche centinaia di metri da un ospedale militare che l’Italia mantiene come assistenza medica di qualità ai libici.

Formiche.net ha chiesto a Roma, a fronte delle varie vittime civili e delle problematiche di sicurezza diretta e generale che i raid haftariani stanno creando, di spingere per portare la richiesta della no-fly zone in sedi internazionali (la Nato?) e costruire il quadro per evitare che il costo umano della guerra per Tripoli raggiunga livelli ancora più elevati.

La richiesta di al Mishiri è arrivata nei giorni scorsi, dopo che gli aerei da guerra di Haftar hanno colpito un’abitazione civile nel quartiere di Fernaj della capitale, uccidendo tre ragazze e costringendo la famiglia alla fuga – su quel costo umano, infatti, non vanno conteggiati solo morti e feriti, ma anche i profughi, a migliaia, che i combattimenti nelle periferie abitate tripoline hanno prodotto.

L’Alto consiglio ha aggiunto anche che le dichiarazioni di condanna delle istituzioni libiche e dell’Unsmil (la missione Onu per la Libia) sono diventate “così ripetitive che hanno perso il loro valore in quanto non c’è lavoro sul campo per materializzarle”; il silenzio della comunità internazionale sta incoraggiando la ripetizione di tali crimini tragici e le loro conseguenze sulle condizioni politiche, economiche e sociali in Libia, dice al Mishiri nella sua lettera.

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