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Asse Serraj-Usa in Libia. Il segnale di Washington ad Haftar

Il Governo libico di accordo nazionale di Tripoli guidato da Fayez al Serraj ha firmato un memorandum d’intesa con Washington, attraverso l’Agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale, la Usaid.
Obiettivo: rafforzare la partnership, in un momento particolarmente delicato per il Paese nordafricano, ancora devastato da una guerra interna nella quale sono forti gli interessi e gli interventi manovrati dal di fuori dei confini libici.

L’ATTENZIONE USA

L’accordo rappresenta senz’altro un segnale importante di attenzione da parte degli Stati Uniti, giunto quando manca poco alla nuova conferenza internazionale sulla crisi libica che si terrà questa volta in Germania (e che l’Italia, considerato il suo ruolo nel Mediterraneo, la vicinanza alle coste libiche e gli interessi nel Paese, sta preparando con cura).
Quanto all’intesa, riporta l’agenzia Nova, secondo un briefing dell’ambasciata Usa in Libia, l’accordo è “basato sui valori condivisi del rafforzamento delle basi di uno Stato libico unificato, sostenendo le istituzioni e le comunità libiche per promuovere la stabilità e l’autosufficienza nazionali”. Una mossa, si legge ancora, che “fornisce un ampio quadro per la cooperazione con il governo della Libia sull’assistenza Usaid per rafforzare delle istituzioni di governance; aumentare le opportunità di partecipazione e crescita economica; migliorare la capacità della Libia di affrontare l’instabilità e il conflitto”, ha spiegato ancora la rappresentanza diplomatica statunitense.

LA SITUAZIONE IN LIBIA

Instabilità e conflitto che, sono concordi gli osservatori, derivano al momento soprattutto dagli attacchi provenienti dalle forze di Khalifa Haftar, che continua a seminare guerra (e che per questo viene ormai ritenuto inadeguato a trattare). L’ultimo episodio nelle scorse ore. La forza aerea del generale, ha detto l’ufficio stampa dell’Esercito nazionale libico ha distrutto un convoglio di forze del Governo di accordo nazionale cercando “di infiltrarsi nella città di Hira, a sud-est di Aziziyah”, a sud di Tripoli. Uno scenario confermato da Haftar e dai suoi uomini, che via Facebook hanno fatto sapere di aver effettuato una serie di altri raid su “concentrazioni della milizia a Tripoli e Misurata”, prendendo di mira anche un assembramento di forze Gna a sud di Tripoli “con cinque attacchi aerei” (per interrompere questa spirale di violenza Formiche.net chiede da tempo l’istituzione di una no fly zone in Libia).

CHE COSA SI MUOVE

Nel frattempo, i Paesi attivi nella regione proseguono le loro mosse. In primo luogo la Turchia, al centro delle cronache anche per i bombardamenti contro i curdi in Siria. Il ministro degli Esteri di Ankara, Mevlut Cavusoglu, sottolineato che “non crede in una soluzione militare in Libia” e ha allargato il campo ribadendo la “propensione del suo Paese a coinvolgere in tutti gli incontri internazionali sul Paese nordafricano anche l’Algeria”, che ha un ruolo importante da svolgere nella regione.
Ma è vivo anche l’attivismo russo. Il ministro degli Esteri del Gna, Mohamed Siyala, ha intrattenuto una conversazione telefonica con il viceministro degli Esteri russo, Mikhail Bogdanov, per “prendere accordi a seguito dell’invito ricevuto dal premier Fayez al Sarraj per partecipare al vertice russo-africano previsto per il 24 di questo mese a Sochi, in Russia”.

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