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L’Olanda compra altri F-35. Altra opportunità per l’Italia

L’Olanda acquisterà nove F-35 in più rispetto ai 37 già previsti. L’ufficialità è arrivata ieri direttamente dal ministero della Difesa dell’Aia, che specifica l’obiettivo di avere a disposizione uno squadrone aggiuntivo dei velivoli di quinta generazione realizzati da Lockheed Martin per la salvaguardia del proprio spazio aereo e degli interessi nazionali. La notizia giunge nei giorni in cui è tornato a scaldarsi il dibattito sulla partecipazione italiana al programma internazionale, con la “rinegoziazione” degli impegni su cui Giuseppe Conte avrebbe concordato dopo le sollevazioni di parte del fronte M5S per le rassicurazioni che invece il premier avrebbe dato al segretario di Stato Usa Mike Pompeo. Oggi, sul Corriere della Sera è poi intervenuto il ministro Lorenzo Guerini, con un’intervista in cui spiega senza troppi giri di parole perché occorre confermare gli F-35: “Efficienza operativa dello strumento militare, coerenza con gli impegni assunti e attenzione ai ritorni industriali e occupazionali”.

LA NOTIZIA CHE STRIDE

In tutto questo, la notizia olandese fa riflettere per almeno due ragioni. Prima di tutto, perché stride con la tradizionale fatica italiana a proporsi quale partner affidabile, senza continui rinvii, nei programmi internazionali ritenuti strategici. Il trend, va detto, precede l’attuale esecutivo e persino l’esperienza giallo-verde, ma si presenta oggi di difficile sostenibilità di fronte alle richieste che l’alleato d’oltreoceano continua a presentarci, tra l’altro su un impegno che il Paese ha preso dalla fine degli anni 90 dopo ragionamenti e valutazioni tecniche particolarmente approfondite (ce lo ha raccontato il generale Pasquale Preziosa, già capo di Stato maggiore dell’Aeronautica militare).

IL SITO DI CAMERI

Il secondo aspetto riguarda le opportunità industriali, ricordato oggi dallo stesso Guerini. Lo stabilimento di Cameri, in provincia di Novara, rappresenta il fulcro della partecipazione nazionale al programma, l’unico centro di assemblaggio e verifica finale del Vecchio continente per gli F-35, impegnato altresì nella realizzazione di assetti alati. Il sito assembla i velivoli italiani e olandesi, ed è riconosciuto da tutti per l’eccellenza del lavoro espresso. Poche settimane fa, il roll out del primo jet realizzato per l’Aeronautica olandese è stato accolto con soddisfazione e ringraziamenti da due segretari di Stato dell’Aia, per la Difesa, Barbara Visser, e gli Affari economici, Mona Keijzer, arrivati a Cameri per una cerimonia d’altro profilo. I loro interventi non sono passati inosservati. Per la Keijzer, il Jsf è “il più grande progetto di difesa del suo tempo”, nonché “un fattore di crescita economica vantaggiosa per tutti i Paesi coinvolti”. Le ha fatto eco Barbara Visser, secondo cui, “per molti anni a venire, le nostre industrie e le nostre economie trarranno grandi benefici dal programma F-35”.

OPPORTUNITÀ DA COGLIERE

Discorsi che non sembrano aver avuto grande effetto su parte della politica italiana, ripiombata da due giorni in un dibattito su rinegoziazione e rimodulazione che potrebbe danneggiare proprio le prospettive di lavoro per Cameri e per l’intera filiera, dal big Leonardo alle Pmi. Eppure, proprio l’annuncio del nuovo acquisto olandese suggerisce che di opportunità per incrementare i ritorni ci sono. Già lo scorso anno, Belgio e Polonia hanno scelto l’F-35 per le rispettive Aeronautiche, mentre il velivolo resta in gara in Svizzera e Finlandia. C’è poi la partita turca. L’estromissione di Ankara dal programma determinerà infatti una riallocazione del lavoro attualmente realizzato dalle aziende turche, e non è poco. Tuttavia, per riuscire a raccogliere nuovo lavoro (che significa prima di tutto occupazione) occorre proporsi quale partner affidabile, un’ipotesi che non sembra prefigurarsi se si prendono in considerazioni le ultime 48 ore.

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