Per misurare la portata della moral suasion americana nei confronti di Recep Tayyip Erdogan e i rapporti tra Washington e Ankara probabilmente l’elemento delle commesse militari è al momento uno dei più affidabili. Come si sta muovendo il Paese sul Bosforo in questo senso? Si orienta più verso gli Stati Uniti di Trump – guida dell’Alleanza Atlantica di cui la Turchia fa parte o la Russia di Putin, ritenuto al momento dagli Stati Uniti una delle principali minacce alla stabilità occidentale? Ad analizzare la situazione, sfruttando anche dati open source, è il DfrLab, il laboratorio di ricerca forense del think tank Usa Atlantic Council, che evidenzia come Mosca starebbe mettendo in campo anche una forte attività di propaganda in Rete per far pendere la bilancia dalla parte.
L’ANALISI DEL DFRLAB
Formiche.net aveva già posto in evidenza nel recente passato come, dopo il sistema di difesa S-400 che ha innescato una ‘crisi’ con Washington (che ha poi annullato la vendita dei cento F35 destinati alla Turchia, Paese Nato), Ankara starebbe raggiungendo un accordo con la Russia per l’acquisto di 36 Su-35.
A seguito della recente operazione della Turchia in Siria, video e foto sui social media – spiega il gruppo di lavoro coordinato da Graham Brookie – hanno confermato che i caccia russi Su-35 sono stati portati nel Paese per una dimostrazione dal vivo durante le discussioni sulla loro possibile vendita.
LA SCELTA DELLA TURCHIA
Finora la Casa Bianca, resistendo anche alle pressioni del Congresso, ha deciso di usare con Erdogan una linea piuttosto morbida. Ma cosa accadrà se il presidente turco decidesse di stringere ancora di più il legame con la Russia, allontanandosi così dall’orbita occidentale?
Secondo il DfrLab ci sono ancora possibilità per la Turchia di riprendere il programma F-35, se l’acquisto dell’S-400 venisse annullato, anche se le probabilità che ciò accada sono ritenute scarse.
Il laboratorio evidenzia come questa sarebbe non solo la scelta più logica visto il quadro di alleanze nel quale Ankara è inserita, ma anche la più utile per lo stesso Paese per rinnovare la sua flotta aerea. Il Su-35, infatti, non è dotato di capacità stealth, ovvero di invisibilità ai radar.
Ciononostante Mosca non si è fatta sfuggire l’occasione di promuovere il suo caccia, che ha fatto bella mostra anche a Teknofest, la più grande fiera tecnologica e aerospaziale della Turchia, tenutasi a fine settembre. L’evento si è svolto nell’aeroporto di Istanbul Ataturk e ha attratto oltre 1 milione e 700mila visitatori da tutto il mondo. In questo contesto, la Russia ha svolto un ruolo di primo piano, esibendo le proprie attrezzature militari per i potenziali acquirenti, facendo coprire con attenzione la sua presenza dai media di stato. E, in questo ambito, i Su-35 sono stati il punto centrale della strategia non solo economica, ma anche mediatica del Cremlino.
LA PROPAGANDA DI MOSCA
Anche in questo caso, infatti, la propaganda di Mosca ha raccontato l’accaduto in un modo che diversi analisti hanno ritenuto parziale o distorto. Il DfrLab fa l’esempio del canale di stampa pro-Cremlino StalkerZone, secondo il quale gli spettatori locali avrebbero preferito i Su-35 di fabbricazione russa agli F-16 americani. Il media ha poi affermato che gli osservatori, così come gli utenti dei social media, sarebbero rimasti sbalorditi dalle capacità del Su-35, che presumibilmente renderebbero inutile l’attuale flotta turca di jet F-16. Un messaggio amplificato anche su Twitter, ma che – hanno rilevato le analisi del laboratorio – si basava su pochi commenti di dubbia provenienza lasciati sotto i video dell’esibizione. Un’altra dimostrazione, secondo gli analisti, di come la Russia stia cercando di promuovere, in tutti i modi, la propria industria bellica a scapito di quella americana, in ogni modo possibile.