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Russia-Ucraina, il derby (infinito) del gas tra Naftogaz e Gazprom

Prosegue la guerra di carte bollate tra Kiev e Mosca sul fil rouge del dossier energetico. Il player ucraino del gas Naftogaz, nel giorno dell’ennesimo vertice, ha pianificato di richiedere un risarcimento da 11 miliardi di dollari a Gazprom per la possibile cessazione del transito di gas.

IN TRIBUNALE

Lo ha detto ufficialmente il direttore esecutivo della compagnia petrolifera e ucraina nazionale, Yuri Vitrenko: “Non ho perso tempo, perché stavo lavorando ad una causa contro Gazprom in un nuovo processo di arbitrato”, ha scritto ieri in un post su Facebook. Il quadro in cui giunge questa novità nei rapporti tra Ucraina e Russia è quello dei colloqui trilaterali sul gas a Bruxelles, durante i quali la Commissione europea, la Russia e l’Ucraina stanno riflettendo su come sarà il nuovo transito del gas russo attraverso l’Ucraina. Al momento il contratto di transito in vigore da 10 anni, scadrà il prossimo dicembre. Il prossimo vertice è in programma a fine novembre.

KIEV

La sicurezza energetica dell’Europa è in pericolo? Anche a questa domanda potrebbero rispondere gli incontri ormai periodici tra funzionari di Russia, Ucraina e Unione Europea come accaduto ieri a Bruxelles per discutere delle condizioni per il transito del gas russo attraverso l’Ucraina, dal 2020 in poi. Da un lato la Commissione europea ha delineato la preferenza per un nuovo contratto di transito che le due parti potrebbero firmare, ovvero un accordo a lungo termine, impegnando la società di gas statale russa Gazprom a pompare volumi fissi di gas attraverso i gasdotti ucraini. Il tutto all’interno di una cornice legata alla normativa europea in materia di energia.

Ma al sì di Kiev ha fatto eco il no moscovita, con la parte russa che ha sollevato il tema delle controversie arbitrali. Ancora un ping pong, quindi, con gli ucraini che ricordano il precedente olandese: un tribunale di Amsterdam lo scorso 22 ottobre ha pignorato le azioni di Gazprom nella sua controllata olandese (South Stream Transport) che sta gestendo la costruzione dell’oleodotto russo Turk Stream sotto il Mar Nero.

IL NODO

Il punto di scontro risiede nel fatto che l’Ucraina da subito ha fatto intendere di preferire un contratto a lungo termine con la Russia, garantendo che continui a ricevere circa 3 miliardi di dollari all’anno di entrate, mentre Mosca punta ad un accordo di breve termine che le consenta di deviare le forniture di gas dall’Ucraina in futuro intrecciando il tutto con i due nuovi vettori: Turk Stream e Nord Stream II. Lo stallo nei colloqui ha comunque spinto molti Paesi europei a fare scorta di gas extra per tutelarsi in caso di nuova crisi, dimostrando come nei fatti il mercato si stia attrezzando per lo scenario peggiore.

STORICO

È dal 2014 che i due Paesi hanno incrociato le lame in tribunale per le forniture di gas e per i contratti di transito dinanzi all’Arbitration Institute della Camera di commercio di Stoccolma che ha deciso per Naftogaz un risarcimento da parte di Gazprom da 2,56 miliardi (ma i russi hanno presentato ricorso). Nel frattempo lo scorso anno Naftogaz ha provato a sequestrare le attività della società russa in vari Paesi (come Svizzera, Regno Unito, Paesi Bassi e Lussemburgo) per ottenere quel denaro.

Lo scorso 22 settembre in occasione dell’ultimo vertice sul gas, nessun accordo era stato raggiunto sul transito del gas. Il nodo evidentemente resta il conflitto geopolitico che va oltre Mosca e Kiev, toccando anche il ruolo di Berlino per il Nord Stream II e le tensioni con Washington.

twitter@FDepalo



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