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Vi spiego il corto circuito tra Stato e Regioni sulla sanità. Parla Ricciardi

Da oggi sarà Walter Ricciardi il presidente del Mission board on cancer della Commissione europea, programma che convoglia 20 miliardi di euro per ricerca e interventi sociali e clinici contro i tumori. Si tratta del più grande investimento a livello europeo, che coinvolge altri quattro settori: cambiamento climatico, alimentazione e suolo, oceani e città intelligenti. Per cogliere le strategie in programma, e le priorità del nuovo board, lo abbiamo intervistato all’indomani della nomina.

È di ieri la sua nomina come presidente del Mission board on cancer, chiamato a definire le strategie europee contro il cancro. Quali sono le sue priorità e da dove intende partire? 

Innanzitutto, ovviamente, non sarò solo. Lavorerò con quattordici persone tra le più autorevoli d’Europa, selezionate fra oltre 2mila esperti. Senza dubbio, adotteremo una strategia a 360 gradi, che riguarderà tutti i settori possibili, dalla prevenzione alla ricerca essenziale, dalle cure farmacologiche alle cure cliniche, fino all’adizione di interventi sociali per garantire alle persone che hanno avuto questa patologia di potersi reinserire a pieno regime nelle attività sociali e professionali.

La sanità è uno dei settori dove l’innovazione, che viaggia velocissima, può dare risultati più ampi e dalla portata sociale dirompente. A che punto siamo nella lotta contro il cancro, e quanto l’innovazione ha dato il suo contributo a questa battaglia?

Siamo a un punto sicuramente importante. Basti pensare che il penultimo premio Nobel per la medicina è stato assegnato proprio nell’area dell’immunoterapia. Il fenomeno però è molto ampio, e lo sarà ancora di più a causa dell’invecchiamento della popolazione. Bisogna dunque sfruttare tutte le opportunità che l’innovazione ci offre per riuscire a fare sempre di più e sempre meglio. Ricordiamo, però, che la cura più efficace rimane sempre la prevenzione, per cui va fatto molto anche in questo senso. Insomma, siamo a buon punto ma c’è ancora tanto da fare, con patologie che necessitano ancora di importanti investimenti e di ulteriore approfondimento.

A proposito di prevenzione, sappiamo quanto questa sia importante sia per la salute dei cittadini che per la sanità come sistema. Il Mission board on cancer destinerà alla prevenzione particolare attenzione?

Assolutamente sì. La prevenzione è una priorità, soprattutto nella lotta contro il cancro, una malattia strettamente legata a determinanti sociali e comportamentali. È inutile curare le malattie se non si cura prima ciò che la determina. Bisogna fare entrambe le cose: curare ed evitare che le persone che si ammalino. Abbiamo in programma di fare molto in tal senso.

Sappiamo che in Europa lo stato della sanità diverge da Paese a Paese. A che punto è l’Italia, all’interno del contesto europeo?

L’Italia è il Paese più diseguale al suo stesso interno. E anche tra chi deve lottare contro il cancro questa differenza è evidente, con gente del sud che è costretta a “emigrare” al nord per ricevere terapie e assistenza migliori. La migrazione sanitaria in Italia è e rimane un problema e come tale va risolto. Penso però che finché il modello di governance sarà spaccato fra Stato e Regioni queste differenze saranno destinate, purtroppo, ad aumentare.

E l’Europa, che ora è chiamato a guidare in questa importante battaglia, come è messa?

Sicuramente è un’Europa rimasta indietro rispetto agli Stati Uniti, soprattutto per quanto riguarda gli investimenti per la ricerca. Ma con questo programma si fanno passi da gigante. Si tratta del maggiore investimento mai esistito nei cinque settori dei Mission board, ovvero cambiamento climatico, oceani, città intelligenti, suolo e alimentazione e cancro. Si tratta di un progetto e di un investimento cospicui, che spero nei prossimi sette anni consentano all’Europa, e all’Italia all’interno dell’Europa, un grande balzo in avanti mai fatto prima.

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