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Tagliamo le poltrone, non la rappresentanza. L’appello di Alessia Morani

Chi si ferma è perduto. Alessia Morani, sottosegretario al Mise in quota Pd, ci mette la faccia. Dal ddl “tagliapoltrone” alla riforma proporzionale, quel che un tempo era fumo negli occhi per i dem oggi si chiama “programma di governo”. Una linea coerente, dice lei, perché i tempi sono cambiati e le priorità pure.

Morani, che effetto fa dover esultare per il “ddl taglia poltrone” targato Cinque Stelle?

Come saprete il taglio dei parlamentari era parte dell’accordo di governo. Il Pd non aveva votato le prime tre votazioni.

Appunto. Perché?

Per una ragione molto seria. Il provvedimento da solo non garantiva la rappresentanza politica e territoriale che noi riteniamo indispensabile.

Ravveduti?

Per noi questo deficit di rappresentanza è un vulnus e rimarrà tale finché non saranno approvati i provvedimenti che seguiranno il taglio dei parlamentari. Dovranno rispondere a esigenze cui tentammo di dare una soluzione con una riforma costituzionale che, ricorderà, non è finita bene.

All’epoca anche voi volevate tagliare poltrone. Perché ora tanti tentennamenti?

Non eravamo convinti di questo taglio dei parlamentari, perché da solo sarebbe stato un semplice taglio alla rappresentanza senza risolvere i problemi che ci portiamo dietro da trent’anni. Con l’accordo di governo abbiamo spiegato ai Cinque Stelle la bontà di una riforma organica.

Ormai con i Cinque Stelle andate d’amore e d’accordo. Anche sulla riforma proporzionale, voi che un tempo eravate alfieri del maggioritario.

Sta parlando tuttora con la più grande fan del maggioritario. Con il tempo però mi sono convinta che si possono proporre i modelli elettorali più diversi, dal proporzionale puro con lo sbarramento al 5% al maggioritario a doppio turno.

Che fine ha fatto il motto “chi vince governa”?

Non basta la legge elettorale. Puoi avere anche un sistema maggioritario ma senza la coesione politica fra alleati non si può garantire la stabilità del governo. Possiamo votare un maggioritario anche domattina ma se un gruppo di parlamentari lascia il partito cambia ben poco. La coesione è prioritaria, per questo non ho seguito Renzi in Italia Viva.

Nessun rimorso?

Tutt’altro. Sono sempre più convinta che servano grandi partiti in grado di rappresentare la pluralità dei pensieri.

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