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Arrestare Haftar. La condanna in contumacia di una corte Usa

La presa di posizione dura del dipartimento di Stato americano contro l’aggressione a Tripoli condotta dal signore della guerra dell’Est libico, Khalifa Haftar, ha avuto un  follow up rapido. Una corte della Virginia ha spiccato contro l’autoproclamato Feldmaresciallo della Cirenaica un mandato di arresto immediato.

La decisione si basa su una causa intentata dai libici che lo accusano di omicidio e bombardamenti indiscriminati sui civili a Tripoli. La causa afferma che Haftar ha ucciso i familiari dei cittadini che hanno presentato il caso alla corte della Virginia.

I proponenti hanno denunciato che le forze che hanno effettuato gli attacchi hanno agito su ordine di Haftar, uccidendo oltre 1000 persone. Il tribunale della Virginia aveva recentemente dichiarato che se Haftar non avesse risposto al suo mandato di arresto sarebbe stato condannato in contumacia. La vicenda giudiziaria è partita lo scorso luglio, quando quattro famiglie libiche hanno intentato una causa contro Haftar negli Stati Uniti per i suoi crimini di guerra in Libia.

Nel testo della causa si legge inoltre che Haftar sta combattendo a Tripoli per rovesciare il governo di Tripoli riconosciuto dall’Onu. Nel frattempo i membri del Congresso degli Stati Uniti hanno chiesto di perseguire Haftar per crimini di guerra commessi in Libia dal 2014, sostenendo che debba essere processato sul suolo americano.

Legalmente ci sono gli estremi, perché Haftar ha vissuto a lungo da rifugiato politico negli Stati Uniti e negli anni Novanta ha ottenuto la cittadinanza Usa. Dopo la disfatta della guerra in Ciad, che gli era costata tre anni di prigionia, catturato durante la sconfitta di Wadi al Dum, fu liberato grazie ai buoni uffici americani. Da lì si era traferito a Vienna, in Virginia, a meno di quaranta chilometri da Washington. Si dice che lavorasse come informatore per la Cia, ma chiaramente sono voci senza conferme ufficiali.

Non si tratta della prima condanna di questo genere per il Feldmaresciallo. Nel 1993 la Libia del colonnello Muhammar Gheddafi – suo ex mentore e amico personale, con cui però aveva rotto le relazioni dopo l’insuccesso del Ciad – lo condannò a morte in contumacia per crimini e cospirazione contro la Jamāhīriyya.

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