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L’atteggiamento ondivago italiano in politica estera potrebbe avere conseguenze, osserva a Formiche.net il prof. Luciano Bozzo presidente del corso di Laurea magistrale in Relazioni internazionali all’Università di Firenze e direttore del Corso in Intelligence e sicurezza nazionale, che mette l’accento su come il nostro Paese sta gestendo la Via della Seta alla luce del recente accordo tra il Porto di Trieste e CCCC (China Communications Construction Company).

Secondo l’ambasciatore Ettore Sequi l’accordo, nell’ambito della Via della Seta marittima che tocca anche Taranto, serve ad aprire la rotta per i prodotti italiani verso la Cina. Ma con quali conseguenze geopolitiche?

É fisiologico che ci sia qualche conseguenza politica e geopolitica. Nel recente passato abbiamo assistito alla sensibilità italiana prima verso la Russia e poi verso la Cina. Non so quanto il Dipartimento di Stato americano ne sia stato entusiasta. È evidente che in questo accordo un osservatore esterno potrebbe scorgere un cambio di passo della postura italiana rispetto al suo recente passato.

Si assiste a un ribaltamento completo della tradizionale policy italiana che tocca anche la sicurezza nazionale?

La sicurezza nazionale è un elemento fondamentale, che purtroppo in Italia viene ampiamente sottovalutato. Anche sulla stampa non ha un impatto primario, troppo spesso è relegato lontano dalla prima pagina. Un errore, dal momento che si tratta di un settore non solo trainante ma di straordinaria rilevanza per le sorti, presenti e future, del nostro Paese e della sua collocazione sullo scenario internazionale.

A quali scenari espone l’Italia il rischio di uno schiacciamento geopolitico verso oriente ?

Allo smarrimento di un suo percorso stabile e costante rivolto allo spirito atlantista. Noto nel nostro Paese l’assenza della volontà elaborare una grande strategia nazionale tarata sulla politica estera non solo dell’oggi, ma soprattutto del domani. L’atteggiamento ondivago italiano in politica estera potrebbe avere conseguenze per l’Italia, che si tramutano in un voler minare la nostra credibilità internazionale. Ragionare in termini di grandi strategie nazionali significa sforzarsi di pensare dove si colloca il Paese su certi dossier e quadri internazionali, come l’Iran, l’Arabia Saudita, la Russia, gli Usa e anche la Cina.

L’Italia ha bisogno di acquirenti esteri del debito pubblico. Se i cinesi diverranno un acquirente privilegiato si porrà il problema della nostra collocazione internazionale?

Non si può ignorare che chi sceglie di aiutare l’Italia poi abbia in mente di ottenere certe contropartite di altro genere. Per cui sarebbe più utile aprirsi al mondo esterno ma facendolo in punta di piedi per evitare di spazientire oltremodo gli alleati Usa, così come l’establishment italiano faceva sapientemente durante la Prima Repubblica.

L’Adriatico sarà il terminale della nuova Via della Seta, dopo che il porto del Pireo è stato ceduto ai cinesi di Cosco. La mossa a Trieste è reversibile?

Nessuno può dirlo con certezza. Il dato rilevante è che comunque gli eventuali concorrenti del porto di Trieste, come Livorno e Genova, si sono fatti da parte sin dall’inizio. Oggi Trieste, che è nota per la concretezza della sua attività e per il fatto di avere una storia qualificata alle sue spalle, resta un punto fermo.

 

twitter@FDepalo

 

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