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Il governo faccia attenzione sul Mes. Le banche avvertono Conte

La paura comincia a produrre i suoi effetti. La riforma del Mes, il Meccanismo europeo per la stabilità, alias Fondo salva stati, sta provocando agitazione su agitazione (qui l’intervista di ieri a Carlo Cottarelli). Dopo l’attacco del Movimento Cinque Stelle, che ha chiesto e ottenuto da Giuseppe Conte un vertice di maggioranza per venerdì (il 27 novembre sarà invece il ministro Roberto Gualtieri a riferire in Parlamento), adesso sono le banche ad alzare gli scudi contro una riforma che prevede tra i nuovi criteri per l’accesso agli aiuti in caso di crisi del debito, la ristrutturazione dello stesso. In altre parole, la perdita del suo valore.

Per le banche è un problema e anche grosso. Altrimenti non si spiegherebbe la durissima presa di posizione di Antonio Patuelli, presidente dell’Abi. Gli istituti italiani sono tra i principali detentori di titoli di debito, quasi 400 miliardi di euro che si annidano nei bilanci del sistema bancario nazionale. Il che rende il mondo del credito estremamente esposto alle oscillazioni dello spread: se il differenziale Btp/Bund sale troppo, i titoli perdono valore e per il patrimonio delle banche è un guaio. Se i mercati percepissero che l’Italia potrebbe un giorno essere costretta a ristrutturare il proprio debito in cambio dell’aiuto del Mes, i Btp in pancia alle banche inizierebbero a valere di meno. Poi, con lo spread a quel punto in risalita, la combinazione sarebbe micidiale.

“Noi siamo liberi di comprare quel che vogliamo, non abbiamo limiti di portafoglio. Le banche hanno circa 400 miliardi di debito pubblico italiano. Il mio problema è capire cosa fa la Repubblica italiana per tutelare il debito pubblico italiano: se le condizioni relative al debito pubblico si alterano, o per maggiori assorbimenti o per elementi che favoriscano sinistri, è chiaro che le banche italiane sottoscriveranno meno debito pubblico, non lo compreremo più“, ha avvertito Patuelli, appena riconfermato al quarto mandato.

Per il numero uno di Palazzo Altieri, “se il debito pubblico non sarà tutelato a sottoscrivere meno debito non saranno solo le banche, visto che su 2.350 miliardi di debito pubblico italiano, la gran parte è sottoscritta da soggetti nazionali”. Messaggio chiaro al governo: niente scherzi sul debito pubblico. Riferendosi poi alla riforma del Mes Patuelli ha detto di non saperne nulla: “non ne so niente, sono materie sulle quali il mondo bancario italiano non è stato messo al corrente. L’impatto di questo è sul Tesoro italiano e per conseguenza anche per noi, ma a noi non hanno detto nulla. Le conseguenze se le gestiscano da loro”. Ecco appunto. L’Italia, che finanzia il suo mostruoso debito con 400 miliardi di emissioni annue non può certo fare a meno di un compratore come le banche. No davvero.

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