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Lo spionaggio cinese in Europa, via Belgio. Ecco cosa ha scoperto l’agenzia Bloomberg

Il sito della Bloomberg ha un pezzo informato che racconta come il Belgio sia diventato una tana che le spie cinesi utilizzano da “porta” per l’Europa. “L’élite belga ha in genere un atteggiamento rilassato nei confronti della Cina”, e Pechino lo usa come sponda morbida per muoversi a proprio piacimento. Da Bruxelles raccolgono informazioni sull’Unione europea e sulla Nato, che hanno là le sedi istituzionali (ed evidentemente, al di là di quanto dice il presidente francese, per la Cina l’Alleanza è una realtà con cui competere rubando quel che può, ndr).

“I cinesi stanno diventando molto più attivi che negli scorsi 10 o 20 anni”, spiega a Bloomberg Charles Parton, un ex diplomatico britannico con oltre vent’anni di esperienza in Cina. Obiettivo principale gli Stati Uniti, con cui la Cina ha ingaggiato un confronto globale tra potenze. Ma interesse viene segnalato anche per Polonia — forse il migliore alleato europeo dell’America trumpiana e allo stesso tempo pezzo importante del sistema a guida cinese “16+1”, con cui Pechino cura le relazioni con l’Europa orientale. Poi i grandi classici: Regno Unito, Germania, Francia. Non c’è menzione per l’Italia, con cui la Repubblica popolare cinese ha stabilito un contratto di cooperazione sul campo della Nuova Via della Seta.

Fondamentale l’uso della leva economica per approfondire la penetrazione. I cinesi sono interessati alle infrastrutture strategiche del Belgio, come il comparto energetico. Già nel 2016, per esempio, l’intelligence belga aveva attivato un meccanismo di protezione quando State Grid Corp., la statalizzata delle reti, aveva cercato di acquistare una quota del gruppo dell’energia Eandis. Poco prima della chiusura dell’affare sui media uscì un dossier dei servizi segreti interni che raccomandava “estrema cautela”, citando il rischio che le tecnologie belghe potessero essere utilizzate dalla difesa cinese. L’operazione alla fine saltò. Val la pena ricordare che State Grid dal 2014 controlla una quota del 35 per cento del capitale sociale di Cdp Reti Spa, società della Cassa Depositi e Prestiti che ha larghi investimenti integrati in Snam, Italgas e Terna, ossia nelle società che gestiscono la distribuzione di gas ed energia elettrica agli italiani.

Secondo il racconto molto articolato della Bloomberg, un altro asset sfruttato della Cina è quello della politica regionale. Il frazionamento belga favorisce l’avvicinamento di personaggi locali, lusingati con regali ed eventi per poi essere reclutati e sfruttati. È il caso di Filip Dewinter, un parlamentare regionale del partito di estrema destra Vlaams Belang, che è stato anche indagato per i suoi legami con un’organizzazione accusata di spionaggio e poi assolto lo scorso febbraio. Di solito per queste operazioni vengono usati think tank o corpi culturali apparentemente neutre. A ottobre, il direttore dell’istituto Confucio dell’università di Bruxelles è stato bloccato alla frontiera e colpito dal divieto di entrare nell’area Schengen per 8 anni. Accusa: spionaggio, e non è la prima volta che quegli istituito vengono attenzionati.

Il Belgio è istituzionalmente indebolito, ed è intensamente frammentato. Per questo offre spazi. Centinaia le spie orientali. Altro caso interessante: la storia di un ricercatore estradato negli Stati Uniti perché accusato di aver cercato di carpire, dal Belgio, segreti all’americana General Elettrics. Reclutava esperti e tecnici per farli andare a tenere conferenze universitarie in Cina, li invitava a preparare slide e presentazioni così da far collegare i computer ai circuiti interni e rubarne i contenuti.

A febbraio erano già uscite informazioni sull’argomento. Ne aveva scritto Politico, definendo Bruxelles “la città delle spie”. Se n’era occupata anche il Die Welt che sulla base di informazioni di intelligence, scriveva che le spie cinesi di stanza in Belgio sono almeno 250, più degli agenti russi presenti nel paese. A dicembre del 2018 il Consiglio europeo ha aperto un’indagine interna perché i cablogrammi in cui erano stati verbalizzate le conversazioni tra diplomatici dell’Unione erano stati violati — probabilmente, rivelava il New York Times, da hacker cinesi.


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