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Unnatural Selection. Su Netflix l’editing del genoma tra norme ed etica

La piattaforma americana Netflix ha da poco pubblicato una nuova serie di documentari chiamati “Unnatural selection” o “Selezione innaturale”, che raccontano il presente e il futuro dell’ingegneria genetica, in particolare dei processi che riguadano l’editing del genoma chiamato “Crispr”. Una tecnologia che permette già oggi di intervenire su alcune famiglie di sequenze del Dna per modificare geni.

Netflix ha acceso i fari su un tema che – probabilmente – detterà l’agenda del settore tecnologico e medicale dei prossimi 5-10 anni.

Già oggi sono diverse le start-up coinvolte nella sperimentazione e diffusione di prodotti legati a questa tecnologia, non senza alcune problematiche di tipo regolamentatorio ed etico.

Il documentario di Netflix pone l’accento proprio su questi elementi, incrociando vicende di speranza, come quella di pazienti in condizioni di disabilità, che potrebbero vedere alleviare alcune espressioni delle loro patologie, opportunità economiche ed industriali e questioni di bioetica.

La materia è complessa, e incrocia tecnologia, innovazione, informatica, statistica, medicina ed economia, e il documentario di Netflix ha il merito di saper raccontare una tecnologia esistente (anche se poco conosciuta) ad un pubblico non necessariamente competente nelle materie coinvolte.

Netflix sceglie di prendere un grosso rischio, che potrebbe condizionare la sua immagine pubblica, poiché il documentario è, a tutti gli effetti, un potente vettore di informazione e pubblicità della tecnologia e del bio-hacking.

Se i giornalisti hanno però il compito di raccontare fatti e realtà, questo compito va comunque svolto: come la blockchain o l’intelligenza artificiale, anche l’editing genetico potrebbe diventare una delle tecnologie “disruptive” di questo secolo, pronta a mettere in discussione interi sistemi della medicina e della tecnologia e, soprattutto, della politica.

Gli interventi di regulation dei Paesi determineranno la vita e la morte delle tecnologie di bio-ingegneria, l’abilitazione o il divieto a operare per centinaia di start-up che in territorio americano stanno già nascendo, con l’ambizione – almeno dichiarata – di poter generare beneficio a pazienti affetti da gravi patologie, o famiglie alla ricerca di un bambino che possa non manifestare una grave disabilità.

Esistono però alcune dinamiche che potrebbero richiedere un approfondimento normativo: dal quando intervenire, a chi deve “possedere” alcune di queste tecnologie, al come vendere i prodotti, fino a cosa (e se) selezionare nell’ambito del Dna umano.

Il tema bioetico e politico non ha però ancora raggiunto un grado di maturità tale da poter dare nuove indicazioni o linee guida. La tecnologia genetica è stata – fino ad ora – un argomento dibattuto solo tra scienziati, ma con la pubblicità e la trasformazione “pop” del tema, grazie a Netflix, l’attenzione potrebbe passare dai laboratori alle case dei cittadini e, infine, alle aule di un Parlamento.

Una piattaforma disruptive come Netflix sta dando voce ad una tecnologia disruptive come quella dell’editing genetico, e c’è da aspettarsi che potrebbe essere proprio una “start-up” come Netflix a guidare l’agenda di dibattito pubblico. L’editing genetico, insomma, potrebbe non essere il primo tema di una lunga agenda di questioni che riguardano regulation, tecnologia, e società.



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