Per competere con un colosso come la Cina, l’Europa avrebbe bisogno di marciare unita. E, invece, ogni Paese fa per sé, a cominciare dalla Germania ma soprattutto dalla Francia, che pure – attraverso le parole del suo presidente Emmanuel Macron – non perde occasione per invocare la necessità di un Vecchio Continente compatto.
LE MOSSE DI FRANCIA E GERMANIA
In un’analisi per Carnegie Europe, Philippe Le Corre evidenzia alcune delle contraddizioni che penalizzano i Paesi dell’Ue nel confronto con la Cina, e che emergono con forza dalle mosse di Parigi e Berlino al China International Import Expo (Ciie), l’evento annuale con il quale Pechino vuole mostrare al mondo l’apertura dei suoi mercati.
LE SPERANZE TRAMONTATE
C’erano state speranze, scrive l’esperto, in una visita congiunta dei leader francesi e tedeschi a Shanghai, in occasione della manifestazione, perché ciò “avrebbe inviato un forte segnale a Pechino sulla posizione comune delle maggiori economie dell’Ue nei confronti della Cina”. Tanto più dopo l’annuncio di una nuova strategia Ue sulla Cina a marzo 2019 (nella quale si definiva la Repubblica Popolare un “rivale sistemico”) e a seguito dell’invito, esteso da Macron a Angela Merkel e Jean-Claude Juncker, a prendere parte a Parigi a un incontro con Xi Jinping.
OGNUN PER SÉ
Invece, si rimarca nell’analisi, Francia e Germania continuano a muoversi per negoziare singolarmente gli affari del loro Paese. Il presidente francese per promuovere l’esportazione di carne, introdurre banchieri e dirigenti aerospaziali; la cancelliera tedesca a settembre è stata accompagnata da una delegazione di alti imprenditori come i Ceo di Siemens e Volkswagen, evitando di sollevare molti dei reclami posti in sede comunitaria: rischi nei trasferimenti di tecnologia, nell’accesso al mercato o il ruolo dei sussidi statali cinesi.
E, pur con approcci diversi, nonostante la recente pubblicazione di un report sulla necessità di un approccio coordinato per la sicurezza delle reti 5G, né Parigi né Berlino pongono il tema.
L’APPROCCIO NECESSARIO
L’ultimo anno della commissione Juncker ha mostrato un cambiamento europeo nei rapporti con la Cina. E ci si attende che la presidente eletta Ursula von der Leyen prosegua su questo solco. Ma per farlo, evidenzia Carnegie Europe, serve convincere Francia e Germania, Paesi guida dell’Ue, a prendere una posizione unitaria se vuole esercitare un’influenza politica ed economica significativa nelle sue relazioni con Pechino.