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Prima gli eurobond, poi il Mes. L’idea di Garavaglia (Lega)

Il livello dello scontro si è alzato. Il Meccanismo di stabilità, alias Fondo Salva Stati ha messo il governo in una posizione piuttosto difficile. Da una parte la Lega, che da ieri ha aperto il fuoco contro Palazzo Chigi, arrivando oggi a minacciare un esposto contro il premier Giuseppe Conte e a chiedere l’intervento del Capo dello Stato, Sergio Mattarella. Dall’altra il Movimento 5 Stelle, che sul Mes e sull’atteggiamento del governo verso la sua riforma, ha nutrito fin da subito più di un dubbio, al punto da convocare un’assemblea serale per decidere la linea da tenere. In mezzo a tutto questo marasma, oltre a Conte, il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, che ieri si è affannato a ribadire che nella riforma del Mes non c’è nessun trucchetto ai danni dell’Italia, inclusa quella temuta ristrutturazione del debito a condizione per gli aiuti. E lunedì prossimo toccherà al premier riferire. Formiche.net ha sentito il leghista Massimo Garavaglia, deputato della commissione Bilancio ma soprattutto ex viceministro dell’Economia fino a settembre.

Garavaglia che cosa si aspetta che dirà Conte lunedì in Aula?

Conoscendolo, un discorso da Azzeccagarbugli. Da una parte tenterà di dire che Salvini sapeva tutto e che era a conoscenza della riforma, dall’altra giocherà sulla difensiva. Il punto è però un altro e cioè che gli atti sono atti. C’era un mandato che non è stato rispettato.

Si riferisce alla risoluzione della Lega, approvata lo scorso 19 giugno dal Parlamento, che invitava il governo a non accettare modifiche al Mes lesive per le finanze italiane, debito in primis?

Esattamente. Quello è un atto formale, che ha sostituito l’informativa che non basta più. La risoluzione firmata da Molinari (Riccardo, capogruppo della Lega alla Camera, ndr) è chiarissima, il governo non doveva in alcun modo avallare modifiche al testo del Mes che in qualche modo comportassero dei rischi per noi.

Lei crede che Conte possa davvero aver firmato sottobanco una riforma di tale portata?

Allora, l’atto formale, la risoluzione, non è stata rispettata. Ma non è stato nemmeno rispettato il mandato politico. Lega e M5S, che a giugno erano i due partiti di governo, avevano detto di non far nulla sul Mes, anzi piuttosto di mettere un veto. Questa volontà politica non sembra essere stata rispettata.

Dunque?

Dunque bisognava parlarne e questo non è avvenuto. Io personalmente già nel 2012 mi ero pronunciato contro il Meccanismo. Avevamo sottolineato allora come non servisse e di come, nonostante noi ci mettessimo dentro i soldi, non ci servisse. Un patto leonino insomma. Senza considerare che questo Mes è solo per giocatori di seria A visto che può accedervi solo chi ha un debito al 60% del Pil. E noi con il Mes siamo considerati giocatori di serie B. E questo può innescare speculazioni sul nostro debito, con tutte le conseguenze del caso. Capisce?

Per un Paese con un debito mostruoso come il nostro è un problema. Oggi lo spread ha toccato i 160 punti base…

Infatti, che cosa vogliamo fare mettere sotto pressione i nostri titoli, con tutti i danni che ne derivano? Se passa il Mes l’Italia diventa un Paese di serie B e le banche, lo hanno detto, che di titoli in pancia ne hanno per 400 miliardi, non compreranno più debito.

Ci deve essere una via di uscita al Mes, o no?

Una sì, almeno in linea teorica. Facciamo parallelamente gli eurobond, come sostiene l’economista Alberto Quadro Curzio. Se si vuole fare la riforma del Mes allora dobbiamo fare anche gli eurobond, per avere un debito europeo e più garantito. Se io devo aiutare qualcuno col Mes allora voglio in cambio un debito formato europeo, con gli eurobond, così siamo 1 a 1. Io ti aiuto sulle banche e tu mi aiuti sul debito, in sintesi.

Una specie di patto…

Io dico, rigiriamo la cosa. La Corte costituzionale tedesca ha bocciato più volte gli eurobond, allora io dico facciamo prima gli eurobond e poi parliamo del Mes.


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