La nave italiana “Remas” è stata attaccata da un gruppo di pirati sul mentre transitava nel Golfo del Messico. Due di loro sono rimasti feriti, non in modo grave.
L’azione contro le imbarcazioni nella regione sono diventate piuttosto comuni negli ultimi due anni, e rispecchiano, sebbene in modo non diretto, a quanto avviene nell’entroterra, con azioni quotidiane contro il mondo degli idrocarburi messicani.
Guido Olimpio, giornalista del CorSera esperto del mondo dei cartelli, spiega che dall’inizio dell’anno la stampa si segnala “la tendenza crescente di scorrerie da parte di gang” davanti alle coste degli stati di Campeche e Tabasco. Uomini armatissimi, equipaggiamento da guerra, che “viaggiano a bordo di barchini, salgono di notte sulle piattaforme, intercettano navi, si muovono con grande rapidità”.
I carichi intercettati vengono spesso rivenduti nel contrabbando. Secondo Olimpio, la prova del coinvolgimento dei cartelli del narcotraffico sta nelle armi usate: dai tagli di piccolo calibro si è passati a fucili e pezzi di assalto.
Sono aumentati i pattugliamenti. Sia in nave che a terra. Motovedette battono le coste, le zone interne sono oggetto di blitz e operazioni, ma come fa notare Olimpio (tra i più esperti in Italia sul tema) “sono gocce in un mare di criminalità estesa”.
Intanto, per seguire la vicenda l’Unità di Crisi del ministero degli Esteri “segue con la massima attenzione e in raccordo con l’ambasciata d’Italia a Città del Messico” dicono fonti della Farnesina, LaPresse. La Remas è di proprietà dell’armatore ravennate Micoperi; è un Offshore Support Vessel (Ovs), un’imbarcazione di supporto per le operazioni offshore di petrolio e gas.