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Negoziare con Mittal si può. D’Alò (Fim-Cisl) spiega il peso di Mattarella

Il dramma dell’Ilva arriva sul colle più importante d’Italia, quel Colle che è il Quirinale. I leader dei tre sindacati confederali, Cisl, Cgil e Uil, sono saliti da Sergio Mattarella per un confronto sul futuro dell’acciaieria di Taranto. Che, oltre a essere una bomba sociale per il Sud (ma non solo), è diventata il terreno di uno scontro titanico tra il governo e gli ormai ex gestori di Arcelor Mittal. La situazione è obiettivamente complicata e potenzialmente esplosiva. Se infatti Mittal ha confermato il progressivo spegnimento degli impianti a partire dal 4 dicembre, in seguito al deposito presso il tribunale della richiesta di recesso del contratto che la legava all’acciaieria, dall’altro il governo ha aperto il fuoco con il ricorso d’urgenza dei commissari straordinari.

Senza considerare il fattore Procura: i pm milanesi indagano su possibili reati da parte di Mittal, tasse comprese e questo aumenta la pressione sulla multinazionale, il cui rischio accerchiamento è elevato (qui l’intervista all’avvocato esperto di imprese Stanislao Chimenti). In mezzo a tutto questo, Sergio Mattarella potrebbe sparigliare le carte, magari favorendo un ritorno dei negoziati tra esecutivo e gruppo mediante una moral suasion su Palazzo Chigi e perché no sulla stessa Mittal. D’altronde, non è un mistero che sia il premier Giuseppe Conte sia gli stessi rappresentanti di Arcelor stiano lavorando a rispettive controproposte. Formiche.net ha sentito il tarantino Valerio D’Alò, della segreteria nazionale Fim-Cisl, guidata da Marco Bentivogli.

D’Alò, questa sera i sindacati andranno da Mattarella. Che succede?

Bisogna capire se si tratta di un incontro interlocutorio o meno. Ovvero informativo, per conoscere i dettagli della situazione oppure per valutare una presa di posizione da parte del Colle. Mattarella ha due possibilità: o appoggiare i negoziati con Mittal e mettersi in campo per ricucire oppure lasciare che lo scontro con il governo faccia il suo corso.

Lei cosa crede che farà il Presidente nei prossimi giorni?

Io credo che Mattarella abbia un potere forte di esercitare una certa pressione sulle parti. Può essere la chiave di volta di questa partita. Noi d’altronde siamo in partita da tempo, fin da quando Mittal ha vinto la gara nel 2017.

Mittal però sembra intenzionata ad andarsene…

Questo è un problema, ma non perché ci sta simpatica Mittal. Semplicemente perché non abbiamo idea di quanto tempo ci voglia a mettere in piedi una nuova gara per l’Ilva, ammesso che ci siano cordate alternative disposte a correre per l’acciaieria. Voglio ricordare che negli anni dell’amministrazione straordinaria sono stati persi molti ordini di acciaio. La gestione statale si occupa di amministrazione, ma la parte industriale è un’altra.

Allora non c’è che sperare in Mattarella…

Sì, nel senso che se capiamo come siamo arrivati a questo, Mattarella potrebbe dare una spinta a decidere di voler trattare con Arcelor, magari partendo proprio dallo scudo. Dobbiamo convincerci di una cosa. Qualunque commissario arrivi dopo l’addio di Mittal, chiederà il ripristino dello scudo penale, che non è la salvezza contro tutti i mali, bensì una norma assolutamente pacifica e normale in questi contesti.

Si parla ciclicamente di un intervento pubblico a mezzo Cdp. Favorevoli o contrari?

Noi siamo assolutamente contrari a una nuova amministrazione straordinaria dell’Ilva, fotocopia della precedente ma con attori diversi. Parlare di intervento dello Stato è prematuro e poi c’è un problema di fondo. Lo Stato, come ho detto, può fare da amministratore, ma poi il lato industriale chi lo cura? Chi se ne occupa? Serve qualcuno che sappia fare il mestiere.

Perché tornare a un’amministrazione straordinaria sarebbe una errore?

Perché abbiamo bisogno di un investitore che rinnovi lo stabilimento. L’ultima amministrazione straordinaria, finita un anno fa, ha fatto poco o nulla per l’ambiente e ha concorso a un progressivo deterioramento degli impianti. A noi interessa chi può mettere i soldi sull’Ilva.

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