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I buoni in Europa siamo noi, ma senza il Ppe. Parla Centinaio (Lega)

È più di una semplice battuta quella di Gian Marco Centinaio, senatore della Lega e già ministro dell’Agricoltura nel governo gialloverde: “I buoni siamo noi”. I buoni in Europa sono loro, i leghisti, spiega a Formiche.net, e per esserlo non c’è bisogno di entrare nel Ppe (Partito popolare europeo), come sognerebbe invece Silvio Berlusconi.

Centinaio, quindi la Lega nel Ppe è fantascienza?

Fantascienza no, fantapolitica sì. All’interno della Lega non ne sta parlando nessuno, almeno a Roma. Non c’è incontro o riunione cui abbia partecipato che abbia messo il tema all’ordine del giorno.

Volete governare il Paese e rimanere all’angolo in Europa?

Sono due tavoli diversi. Quando la Lega andrà al governo potrà interloquire con tutti gli attori ai vertici dell’Ue. Lo abbiamo fatto quando governavamo con i Cinque Stelle, lo rifaremo.

Come?

Assumendoci le nostre responsabilità in Europa. Da ministro dell’Agricoltura ho sempre parlato in libertà con i colleghi francesi, tedeschi, spagnoli senza guardare ai rispettivi partiti.

Va bene, ma una volta al governo come potreste andare d’accordo con una presidente della Commissione che avete sabotato pochi mesi fa?

Chi oggi è al governo ha votato entusiasta la von der Leyen e non sta portando a casa niente dalla Commissione Ue. Ricordo Letta, Renzi e Gentiloni spellarsi le mani per i commissari europei per poi non ottenere nulla di concreto in cambio.

Berlusconi si è proposto di fare da tramite per portavi dalla parte dei buoni. Temete l’attivismo del Cav?

I buoni siamo noi (ride, ndr). Non temiamo Berlusconi, ma al contempo non rinneghiamo il nostro criticismo nei confronti dell’Europa né dobbiamo convincere qualcuno di aver cambiato idea.

Quindi caso chiuso?

Prima ci convincano i nuovi commissari europei di voler davvero cambiare e migliorare questa Ue. Non sono ancora entrati in carica, ma dalle intenzioni l’immagine che viene fuori è quella di una grande ammucchiata per far fuori Salvini.

Si può dire o no che la politica estera è stata un po’ il tallone d’Achille della Lega al governo? A volte guardavate a Washington, altre a Mosca.

La nostra è l’identità di un partito che vuole il bene dell’Italia. Non mi sembra che Conte al governo con noi abbia preso le distanze, anche dopo le inchieste uscite sulla Lega. Per non parlare di Di Maio, che ora fa l’amico di Macron e pochi mesi fa andava in Francia per sostenere i gilet gialli.

Torniamo in Italia. Quella in Emilia-Romagna è la battaglia decisiva?

Questo governo deve andare a casa indipendentemente dalle elezioni regionali, perché non sta lavorando per gli italiani. La maggioranza preferisce passare intere giornate a litigare.

Non che voi andaste d’amore e d’accordo…

Loro sono molto peggio di noi, in due mesi non hanno concluso nulla. E pensare che si erano presentati come i salvatori del Paese. La nostra priorità è ridare agli italiani una maggioranza che sia l’esito del loro voto.

E qui arriviamo alla legge elettorale. Ci credete davvero a questa battaglia per il maggioritario?

La legge elettorale deve comunque essere modificata. Il referendum per il maggioritario è l’occasione perfetta per dare una risposta alle richieste dei cittadini, e permettere loro di sapere chi governerà il giorno dopo le elezioni.

Domani ci sarà un vertice di maggioranza dedicato alla riforma. Il governo accelera sul proporzionale.

Vorrà dire che accelereremo anche noi. Chiediamo agli italiani cosa ne pensano, se vogliono tornare agli anni 70-80 con il proporzionale o decidere loro chi li governerà per cinque anni.

Centinaio, quanto dura questo governo? Il caso Ilva è sufficiente per calare il sipario?

Assolutamente sì. Non si capisce cosa vogliano fare. Noi abbiamo dato disponibilità a votare l’emendamento di Renzi. Barbara Lezzi, che a quanto pare è la nuova leader dei Cinque Stelle, si impunta e vuole andare avanti. Non parliamo della vicenda Alitalia, o della Tav, grande scomparsa dal programma di governo. Un tassello dopo l’altro la decrescita infelice prende forma.

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