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F-35, abbassare la tensione sulla Difesa nazionale. L’appello di Pagani (Pd)

Come prevedibile, l’annuncio del ministro Lorenzo Guerini sull’avvio della Fase 2 del programma F-35 ha riacceso le polemiche relative alla partecipazione italiana al Joint Strike Fighter. Un invito ad abbassare la tensione e a trovare unità politica intorno ai temi della Difesa è arrivato da Alberto Pagani, il capogruppo del Pd in Commissione Difesa alla Camera e primo firmatario della mozione con cui la maggioranza ha trovato la quadra la scorsa settimana per il caccia di quinta generazione, riscontrando anche il supporto delle opposizioni sulla valorizzazione dei ritorni industriali, a partire dallo stabilimento novarese di Cameri.

LE PAROLE DI GUERINI

In mattinata il ministro Guerini è intervenuto di fronte alla Commissioni di Camera e Senato per riprendere l’esposizione delle linee programmatiche del suo dicastero. “Volendo capitalizzare gli investimenti fin qui fatti e valorizzare le opportunità offerte dal programma”, ha annunciato dunque “l’avvio alla Fase 2, confermando ciò che era già stato definito e comunicato alla direzione di programma nella pianificazione del 2017 e mai modificato successivamente”. Si tratta delle intenzioni italiane per il lotto 15 e successivi, quelli che copriranno il periodo 2023-2027. Per ora, su un piano complessivo di 90 velivoli, l’Italia è impegnata all’acquisto di 28 jet totali (compresi quelli già consegnati) fino al 2022, comprendenti gli F-35 dei lotti di produzione che arrivano al quattordicesimo.

L’AFFONDO DELLA LEGA…

L’annuncio è stato accolto con “soddisfazione” dai deputati leghisti della Commissione di Montecitorio. Era stata d’altra parte la Lega ha riportare il programma in aula alla Camera, la settimana scorsa, con una mozione che chiedeva al governo l’impegno sui 90 velivoli complessivi. Il testo è stato bocciato, mentre è passata la mozione di maggioranza quale risultato del compromesso tra Pd e M5S sul dossier, con la scomparsa dei termini “rinegoziazione” e “rimodulazione” a favore della “valutazione” del programma nel tempo. L’annuncio di Guerini, spiegano i deputati della Lega, avrebbe ora mandato “in soffitta la timida e sofferta mozione di maggioranza”. Poi la stoccata: “Ne saranno felici i 5Stelle; il governo poteva evitare questa situazione imbarazzante approvando la nostra mozione”.

…E I RISCHI DI DIVISIONE

Le parole del ministro della Difesa hanno trovato però critiche anche all’interno della maggioranza. Secondo il deputato Erasmo Palazzotto, membro della Commissione Esteri della Camera per Liberi e Uguali, “avviare la Fase 2 del programma sugli F.35 senza una valutazione di merito e in assenza di un’informativa è in contrasto con le indicazioni del Parlamento”. Ne consegue l’invito al titolare di palazzo Baracchini: “Il ministro Guerini spieghi su che basi ha autonomamente assunto questa decisione”. In realtà Guerini aveva già risposto, ricordando che la Fase 2 del programma era stata già definita due anni fa. Lo stesso si legge nella mozione di maggioranza, che ricordava nella premessa “l’inizio per il 2021 di una nuova fase a pieno rateo di produzione secondo il profilo di acquisizione c.d. 2017, comunicato all’Ufficio internazionale di programma nel mese di aprile 2017”.

L’INVITO DI PAGANI

E così, ha spiegato oggi Pagani, “le ulteriori valutazioni, da sviluppare in Parlamento come previsto dalla mozione riguardano, evidentemente le fasi successive”. Dal deputato del Pd è arrivata la risposta alla Lega: “Mi pare vogliano innescare una nuova polemica sugli F-35, che non ha davvero ragione di esistere”. Al contrario, ha detto, “sarebbe davvero opportuno e necessario, soprattutto per chi predica mattina e sera un vangelo sovranista, che su temi come questi, che riguardano l’interesse nazionale e il ruolo dell’Italia nel mondo, evitassimo tutti di forzare diatribe sterili, quando non vi è nemmeno un pretesto credibile per aprirle”. Difatti, ha rimarcato, “se il ministro avesse detto il contrario, cioè che intende disdire gli ordinativi sui quali sta lavorando lo stabilimento di Cameri, mettendolo così in crisi, ci sarebbe ben ragione di discutere, ma avendo semplicemente confermato il percorso di un programma già avviato non mi pare che vi sia alcun argomento su cui accapigliarci”.

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